Inchiesta “Villa Corallo” Augusta: per la Cassazione Maurizio Musco è innocente
La Corte di Cassazione ha posto la parola fine ad una vicenda lunga e dall’iter processuale complicato che ha coinvolto il magistrato siracusano Maurizio Musco in una estenuante battaglia giudiziaria che risale al 2007. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso avanzato dalla Procura generale di Messina con riferimento alla sentenza di assoluzione emessa il 5 dicembre dello scorso anno dalla Corte d’Appello di Messina nei confronti di Maurizio Musco che era accusato di tentata concussione. Il dispositivo è stato emesso ieri sera senza che i giudici della Suprema Corte abbiano ritenuto dovere entrare nel merito della vicenda giudiziaria del pm che si è occupato dei reati ambientali e della famosa inchiesta “Mare Rosso”, oggi in servizio al Tribunale di Sassari.
La vicenda racconta una storia che risale al 2007 e che è stata ribattezzata con l’appellativo di “Villa Corallo”. Proprio in questa villa privata ad Augusta, durante una festa ci fu un’ispezione degli agenti del commissariato di pubblica sicurezza megarese. Quella sera, tra gli invitati, c’era pure il magistrato Maurizio Musco. Secondo quanto sostenuto dall’accusa, qualche giorno dopo lo stesso magistrato, nella funzione di pm della Procura aretusea, convocò gli agenti di polizia che avevano eseguito i controlli iscrivendoli nel registro degli indagati per presunte gravi irregolarità commesse in quella circostanza. Il dirigente del commissariato megarese, Pasquale Alongi, il 23 febbraio 2010 ha redatto una relazione di servizio nella quale affermava che il dottor Musco, al fine di condizionarlo nella conduzione delle attività di polizia amministrativa riguardanti l’associazione culturale Antropos, avrebbe proceduto ad iscrivere di suo pugno il numero del procedimento penale contro un funzionario dello stesso commissariato con il fine di condizionare l’operato del dirigente.
A conclusione delle indagini, il pm della Procura di Messina, Fabrizio Monaco, nel luglio del 2011, ha ritenuto di formulare la richiesta di archiviazione nei confronti di Musco per infondatezza della notizia di reato. La richiesta di archiviazione, però, non è stata accolta dal Gip, Walter Ignazzitto, che ha insistito perché si approfondissero le indagini. La Procura peloritana, pertanto, ha richiesto l’espletamento di un accertamento tecnico finalizzato a verificare se effettivamente la grafia riscontrata nel documento fosse o meno del magistrato Musco. E così, il 28 marzo 2012 i carabinieri del Ris di Messina hanno depositato una relazione tecnica le cui conclusioni escludevano che la grafia riscontrata nel documento fosse quella del pm Musco. Malgrado ciò, nel mese di marzo dello scorso anno il Tribunale penale di Messina ha emesso la sentenza di condanna a carico del magistrato siracusano alla pena di 3 anni e 8 mesi. Una sentenza ribaltata, però, dalla corte d’appello di Messina che lo scorso anno ha assolto Musco perché il fatto non sussiste. La Procura generale ha impugnato quella sentenza avanzando ricorso alla Cassazione che l’ha ritenuto, appunto, inammissibile.
Concetto Alota