Inquinamento, norme che nessuno rispetta: il senatore Pisani presenta un disegno di legge sui limiti degli inquinanti nell’aria
Sull’inquinamento selvaggio, occorre essere chiari sul senso dell’esistenza di sostanze, o di tracce nei limiti legali o addirittura fuori dalle norme, o dalle soglie dei meccanismi sull’effetto nella vita in genere. Poca strategia ma tanta esperienza scientifica, con il risultato che non sappiamo con certezza se alla base della definizione dei limiti previsti dalle norme in generale ci sia la verità.
Definizione dei valori limiti di soglia con spalle un approccio strategico di valutazione e gestione del rischio per gli esseri viventi. Nel caso nostro, territorio siracusano, un esempio riguarda la qualità dell’aria. Il riferimento è ai valori guida riportati dall’Oms, che sono molto inferiori rispetto ai limiti previsti dalla direttiva europea sulla qualità dell’aria. Lo stesso vale per il tema della classificazione delle sostanze: pericolosità, cancerogene, tossiche, distruttore endocrino; e questo dovrebbe avvenire attraverso procedure rigide di controllo, oltre che delle semplici norme scritte dai governati di turno che nessuno rispetta.
Il senatore del M5Stelle, Pisani, ha presentato il testo di un disegno di legge che porta il n. 1291 in tema di “Introduzione di limiti emissivi d’inquinanti atmosferici ”. Testo che ha pubblicato sui Social, informando che inizia così l’iter parlamentare.
L’iniziativa è ammirevole, lodevole; infatti, mira a conseguire una maggiore tutela della qualità dell’ambiente nei territori sedi SIN (siti d’interesse nazionale), colmando alcune lacune normative della vigente legislazione in materia di monitoraggi di sostanze inquinanti di origine industriale.
In particolare i due SIN messi in attenzione dal senatore penta stellato Pisani, Priolo e di Milazzo.
Scrive Pisani. “Il progetto SENTIERI sancisce che le molteplici attività produttive presenti nel territorio, in particolare nei SIN di Priolo e di Milazzo, hanno emesso e rilasciato nell’ambiente macroinquinanti, quali ossido di zolfo e azoto, particolato, e microinquinanti, come: diossine, IPA, PCB, metalli pesanti, COV, determinando un’esposizione della popolazione prevalentemente per via inalatoria. Tuttavia, la specificità delle attività industriali nei SIN suggerisce che, negli anni, vi sia stata un’importante contaminazione di multiple matrici ambientali, causata dall’emissione di diverse sostanze pericolose come i metalli che si rinvengono nelle matrici dei corpi idrici superficiali. Le popolazioni residenti in queste aree, sono state e sono tuttora esposte a una miscela di contaminanti attraverso vie di esposizione dirette e indirette, inalatoria, ingestiva per via alimentare (dati dei prodotti ittici e dati dei sedimenti marini) e attraverso l’acqua potabile (dati delle acque sotterranee e delle acque superficiali), dermica”.
Mi preme sottolineare – aggiunge Pisani – il ruolo di certi inquinanti industriali quali l’H2S, l’idrogeno solforato, ed i mercaptani, tipici prodotti di procedimenti di lavoro delle raffinerie, atti ad eliminare le componenti di zolfo dal petrolio greggio, che danno origine a sensazioni odorose sgradevoli, tanto più fastidiose quanto maggiore è la sensibilità individuale alla percezione e alla tolleranza di tali sostanze. A basse concentrazioni, l’idrogeno solforato ha il caratteristico odore di uova marce e produce progressive irritazioni degli occhi, delle prime vie aeree ed edema polmonare; a concentrazioni più elevate, vicine ai limiti letali (700 ppm) dà origine ad un odore quasi piacevole e proprio l’assenza di tale « avvertimento odoroso » ha causato parecchi gravi incidenti, inclusi i decessi di operai addetti alle canalizzazioni fognarie, nell’industria petrolifera”.
“Partendo quindi da queste doverose – per quanto sommarie – premesse e sulla base degli elementi acquisiti lo scopo del ddl è quello di integrare la vigente normativa di cui al decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 155, che attualmente non prevede valori di riferimento per contaminanti di interesse igienico-sanitario come l’H2S (idrogeno solforato) e NMHC (idrocarburi non metanici). Doveroso evidenziare che per gli idrocarburi non metanici, l’ultimo decreto, ormai abrogato, che ne fissava un limite, pari a 200 μg/m3 come media di 3 ore consecutive in presenza di ozono, è il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 marzo 1983, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 145 del 28 maggio 1983, abrogato dall’articolo 21 del decreto legislativo n. 155 del 2010, e da allora non risultano normative di riferimento”.
“Relativamente alla richiesta di aggiornamento della normativa nazionale in materia di qualità dell’aria, mediante l’introduzione di valori limite per l’idrogeno solforato e gli idrocarburi non metanici, si ritiene opportuno riconsiderare anche il periodo di mediazione per il benzene, pericoloso cancerogeno per l’uomo, posto in gruppo 1 dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, visti gli effetti sulla salute che quest’ultimo provoca. Si ricorda che attualmente il benzene è normato su base annua e ciò non consente di regolamentare gli episodi di esposizione acuta a cui i cittadini dei comuni che ricadono nelle aree SIN sono troppo spesso sottoposti. Pertanto, si propone di inserire nella vigente normativa dei valori limite per le concentrazioni medie orarie per il benzene, per gli idrocarburi non metanici e per l’idrogeno solforato, con i rispettivi valori:
- Benzene C6H6 periodo di mediazione 24 ore, valore limite: 5 μg/m3 ;
- NMHC (idrocarburi non metanici) periodo di mediazione: 3 ore, valore limite: 200 μg/m3;
- Idrogeno solforato: – periodo di mediazione: 24 ore, valore limite 50 μg/m3 ; – periodo di mediazione 14 giorni, valore limite 100 μg/m3 ; – periodo di mediazione 90 giorni, valore limite 20 μg/m3 . Questa legge – conclude Pisani – sarebbe un tassello in un più complesso quadro normativo che il Movimento 5 Stelle sta cercando di aggiornare e di riformare per garantire la salute dei cittadini”.
Tutto chiaro, valido, se non fosse per il semplice fatto che la scrittura delle norme sia una cosa, l’applicazione tutt’altra cosa. Infatti, le varie inchieste che hanno portato al sequestro degli impianti applicano le norme in corso di validità. Partendo dal principio che le industrie, di fatto, non vogliono applicarle, visto che sono finite parecchi volte nella morsa della giustizia. Oltre alle attuali norme permissive, insiste la burocrazia della giustizia italiana a dare una mano agli inquinatori. Il lungo periodo dei processi e gli stratagemmi che di volta in volta avvocati super pagati trovano tra le pieghe delle norme, rendono, di fatto, inutile ogni sforzo. In parallelo alle nuove norme sugli inquinanti, a parte la corruzione che appare come l’anima della nostra malata democrazia, occorre cambiare le leggi troppo permissive verso le industrie e i periodi della prescrizione dei reati. La politica finora è stata la prima alleata delle industrie; e questo è confermato dal silenzio dei sindaci dei comuni industriali in primis e dal connubio con i governi regionali che si sono finora avvicendati.
Concetto Alota