Intrigo di anime, fra romanticismo e cruda realtà
Studi classici, laurea in lingue, varie esperienze di lavoro dalla scuola all’area manageriale, però Rosanna Vivacqua si è fatta prendere dal lato più forte che la Magna Grecia ci ha lasciato in eredità. Oltre l’arte, la musica, la pittura, la scultura, la poesia, la filosofia, la letteratura e la matematica quest’area geografica, ed in particolare l’area calabrese, da sempre ha subito, nel senso positivo del termine l’influenza della scuola pitagorica. Quella sui numeri è parte consequenziale della scuola stessa, ma ancor più forte è quella relativa alla metempsicosi (la cosiddetta trasmigrazione delle anime).
Lo stesso Platone in uno dei suoi viaggi a Siracusa effettuato dal versante di Taranto conobbe Archita, insigne matematico, gran filosofo e cultore/depositario del pitagorismo e della teoria della metempsicosi. Platone subì quell’influenza ed i segni sono rimasti evidenti nelle sue opere successive. Nel Museo Nazionale di Reggio Calabria un vaso riporta dipinto, in maniera netta, il mito platonico del carro alato (biga alata).
Questa piccola digressione ci sta servendo per condurvi dentro questo romanzo, il primo di Rosanna Vivacqua, “Intrigo di anime”, Herkules Books editore, che dei percorsi dell’anima, delle anime ne è depositario e cuore pulsante.
La storia, il racconto intriga perché la nostra autrice ci mette passione, capacità, abilità a far parlare queste anime che spesso, in un incrocio psicosomatico, trasferiscono nei corpi e nelle gestualità dei protagonisti tutte quelle capacità e risorse di cui dispongono e la gran voglia di voler, comunque, di condurre il gioco, anche quando il corpo sembra prendere il sopravvento. In realtà in alcuni personaggi del romanzo, nella descrizione di un incontro, i corpi d’un tratto diventano pura σομα (grezza corporeità allo stato puro) e la nostra autrice fa subito parlare le anime come se solo esse fossero le vere dominatrici, nel bene e nel male, di quelle entità psicosomatiche corrispondenti a quelle persone. La città dove, principalmente, si muovono i protagonisti ha grandi risorse finanziare, posizioni politiche di un certo prestigio, ed è anello di incrocio di attività commerciali ed imprenditoriali.
Probabilmente l’autrice non ci avrà pensato (ma se ci ha pensato ha fatto bene a seguire lo schema!), ma le anime dei suoi personaggi si prestano in maniera quasi perfetta ad impersonare gli elementi classici che caratterizzano il carro alato. Ad esempio l’anima nera, quella che rappresenta il cavallo nero (l’anima concupiscibile, quella legata ai più oscuri desideri ed alla malsane passioni) è ben impersonificata dall’anima di Francesca Malti, la manager che entra a far parte del nucleo iniziale dei soci “ della RO.DE.MA.PI. “Tu sei il demonio”, la apostrofa il suo amante, senatore Francini. Alla stregua del mito platonico il cavallo bianco(l’anima irascibile, portata a compiere azioni buone anche a costo di rimetterci, a difendere il bene comune, a considerare gli altri parte integrante dei suoi progetti di vita) non lascia spazio ad interpretazioni nell’identificare il personaggio che lo incarna. E’ Ilaria Rocci, bella, limpida, solare, con gli impeti dei propositi tipici di chi butta il cuore oltre l’ostacolo e si spende per gli altri. Per la propria fragilità è costretta a pagare i prezzi più cari. La sua sensibilità l’autrice ce la dispiega quando, avuta notizia della morte in un incidente della sua amica più cara, le crolla il mondo addosso proprio nel momento più complicato che sta vivendo anche dentro la società dove lavora. La rinascita di quest’anima passerà attraverso una sorta di rigenerazione biogenetica, a contatto con la natura e il mare. Il travaglio interiore e il dramma della perdita è come se l’avessero fatta rinascere per essere pronta a rimettersi in gioco dopo aver raggiunto (unica fra tutte) la “Pianura della Verità” dove le anime tentano di giungere aimè invano. Iliana apre e chiude il romanzo con quel suo “far tamburellare le proprie dita sulla pelle morbida della borsa”.
L’autrice non nutre animo propositivo nei riguardi delle altre anime, sembra abbandonarle ad un destino di reincarnazione con il pollice verso. Ci è sembrato che la Vivacqua voglia offrire, dalle sfumature del racconto, e noi ne condividiamo la scelta, alle anime di Carla Vanni e di Tiberio Francini un percorso di vita che il cambio secco di rotta offre loro per purgarsi definitivamente dalle precedenti esperienze.
Le 430 pagine scorrono veloci e piacevolmente ci si sofferma su quelle dove la penna dell’autrice vuole condurci a visitare antichi palazzi dalle architetture interessanti e con interni descritti così bene nei particolari che sembrano piccole sequenze fotografiche oppure luoghi paradisiaci, come alcune zone della Calabria, che sono in grado, ancora oggi, di incantarci con il loro mare e con le loro spiagge.
Salvatore Spallina