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Isab, caso del consulente “infedele”: Procura parte offesa

La Procura della Repubblica di Siracusa nominò un consulente tecnico per accertare le cause di un’esplosione avvenuta all’interno dello stabilimento Isab di Priolo lo scorso anno, ma lui avrebbe approfittare dell’incarico ricevuto e contattato i dirigenti dell’Isab suggerì loro i nomi di suoi conoscenti in qualità di difensore, ovviamente un avvocato, e l’altro in qualità di consulente tecnico di parte dell’azienda, quindi un ingegnere, in cambio di una favorevole e veloce conclusione della perizia, con la possibilità di non far sequestrare e fermare gli impianti; ma i vertici di Isab non ci pensarono due volte a denunciare il tutto alla Procura della Repubblica di Siracusa, che dopo le indagini e i riscontri oggettivi, così come quelli obiettivi, l’Ufficio del pubblico ministero di Siracusa ha chiesto e ottenuto il provvedimento cautelare dei domiciliari per il noto professionista da parte del GIP; infatti, i militari del Nucleo Investigativo del comando provinciale dei carabinieri di Siracusa, hanno dato esecuzione all’ordinanza di misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Messina, nei confronti di Alberto Geraci, 69enne professore alla Facoltà d’ingegneria presso l’Università di Catania in quiescenza dall’inizio del 2015, e residente ad Aci castello in provincia di Catania. L’applicazione della legittima suspicione territoriale nasce dal fatto che la Procura di Siracusa è parte offesa, avendo nominato il CTU.

Nell’indagine denominata “Stige”, gli inquirenti inchioderebbero alle proprie responsabilità il professore universitario, Alberto Geraci, nominato componente del collegio di consulenti tecnici individuati quali C.T.U. dalla Procura della Repubblica di Siracusa, con l’incarico di procedere all’accertamento delle cause che provocarono l’esplosione di un impianto dello stabilimento ISAB di Priolo Gargallo, verificatasi lo scorso anno; il Geraci, secondo gli inquirenti, avvicinato i vertici dell’azienda ai quali avrebbe proposto di nominare, quali difensore e consulente dell’ISAB per la vicenda dello scoppio, più soggetti a lui vicini, in cambio di una perizia favorevole che avrebbe permesso allo stabilimento Isab-Sud di Priolo Gargallo di non fermare la produzione. Infatti, subito dopo l’incidente occorso la sera del 26 febbraio del 2014 nello stabilimento “Isab-Sud” dove ad esplodere fu un compressore di grosse dimensioni, la Procura della Repubblica di Siracusa disponeva il sequestro dell’impianto denominato “Power Former 500” per la lavorazione delle benzine. Non ci furono per fortuna né morti né feriti.

L’incendio fu domato in poco tempo dall’intervento dei vigili del fuoco, sia in servizio all’interno della raffineria, sia dal comando provinciale di Siracusa; ma la preoccupazione per la popolazione rimase a lungo per la presenza del fumo nero e denso nell’aria e che si era sprigionato dallo scoppio.

L’Isab in un comunicato chiarì che tutto era stato messo in sicurezza e che l’impianto interessato allo scoppio era stato prontamente fermato.

Non mancarono le polemiche e le proteste da parte dei verdi e dell’amministrazione comunale di Priolo, fortemente incalzata dalla popolazione residente. Ma una delle tante accuse e tante polemiche dove la “colpa” a forza voleva essere attribuita addirittura all’Erg che, in previsione della vendita degli impianti alla Lukoil avrebbe deciso di risparmiare nelle manutenzioni, tesi un tantino forzata, per la verità, ma quando comincia la guerra, diventa tutto lecito, possibile, e a volte logico. Gli impianti petroliferi di Priolo Gargallo si trovano a un tiro di fionda dall’agglomerato urbano, così come molto più vicini al centro urbano e dei centri commerciali di Città Giardino, con il parco serbatoi del GPL, Gas Petrolio Liquefatto, a poco meno di mille metri dal grande centro commerciale di Contrada Spalla nel territorio del comune di Melilli, dove stazionano durante le ore di apertura oltre cinquecento persone, soglia minima per negare il nulla osta, come sancito dalla direttiva Seveso II, sia a un centro commerciale nuovo di zecca, come ad un’industria che vuole realizzare una raffineria o un deposito d’idrocarburi vicino a un centro abitato o un esercizio commerciale ad alta densità di persone. L’impianto dell’Isab-Sud di Priolo Gargallo è inserito nella lista dei circa 1200 che ricadono sotto la direttiva Seveso II. E mentre nella realizzazione degli impianti dell’Isab, negli Anni Settanta, attorno alla raffineria non c’erano insediamenti, a parte le case di Marina di Melilli che furono tutte quante rase al suolo per far posto alla raffineria al tempo più moderna d’Europa e a spese dei cittadini, sia in termini economici, sia della salute degli addetti e sia di quella pubblica, durante la realizzazione del centro commerciale di Città Giardino esistevano già gli impianti della raffineria; ancora più vicini le sfere metalliche, che erano e sono ancora lì, e dove i serbatoi sono pieni del pericoloso GPL. In quell’occasione doveva essere l’Isab a denunciare la costruzione fuori norma dei capannoni commerciali, ma la regola fu forse raggirata dal numero delle persone “dichiarate” all’affluenza commerciale, così come per gli addetti ai lavori, e l’onere della denuncia spettava in autotutela alla direzione dell’Isab, poiché tutti gli attori della vicenda fecero finta di non vedere e di non sentire; le responsabilità sono comunque estese, così come i silenzi e i connubi, che da sempre hanno caratterizzato tutte le vicende legate alla realizzazione degli impianti nell’intero territorio del polo Petrolchimico di Priolo Gargallo, dalla nascita ai nostri giorni. Ma in un ambiente dove la corruzione rimane ancora l’anima della malata democrazia parlamentare, diventa difficile trovare oggi a distanza di anni i colpevoli di tanta “leggerezza”.

Nel ritorno al passato, la Storia ci insegna che quando si scopre il primo “satellite” in una “vecchia Galassia”, vuol dire che tanti altri erano lì presenti già da qualche tempo, o nelle vicinanze, e a ben ricordare nell’intera area industriale del siracusano sono stati davvero tanti gli incendi e le esplosioni, così come i connubi e i silenzi, le luci e le ombre, quindi i vecchi “satelliti”, dove comunemente e ad ogni incidente, almeno su quelli dichiarati, è intervenuta la magistratura, con la conseguenziale nomina di un pool di tecnici chiamati CTU, o di un singolo perito, così come tanti avvocati. E se “tanto” continua a dire che è sempre “tanto”, occorre capire i risvolti di quel tempo, quando gli interessi erano davvero maggiori del presente, e mentre ora la crisi della raffinazione a messo in difficoltà tutto il sistema degli “appalti” truccati e delle facili “regalie”, forse l’ingegnere “pizzicato” non aveva fatto bene i conti della diversa cultura, o sub-cultura, tra la nostra e quella “sovietica”, si fa per dire; ma per fortuna non è sempre così, ovviamente.

Concetto Alota

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