Istigazione alla corruzione: a marzo il processo al sindaco di Priolo, Pippo Gianni
Il pubblico ministero Tommaso Pagano ha optato per il giudizio immediato relativamente alla posizione del sindaco di Priolo, Pippo Gianni, accusato, tra l’altro, di istigazione alla corruzione nel processo che inizierà davanti al tribunale penale il 10 marzo. Nell’attesa che la Cassazione fissi la data dell’udienza per entrare nel merito della richiesta di Gianni di annullare la misura cautelare degli arresti domiciliari, per la quale si trova detenuto ormai dal 4 ottobre, la difesa del primo cittadino priolese si prepara a difendere l’imputato davanti al tribunale.
“La scelta di dare inizio subito al processo – afferma l’avvocato Ezechia Paolo Reale – è pienamente condivisibile e consentirà alla difesa di affrontare con il dovuto rigore probatorio il merito delle accuse oggi fondate sugli indizi raccolti durante le indagini. Ci si poteva aspettare che il passaggio di fase del processo comportasse anche una valutazione del giudice sull’opportunità di protrarre uno stato di detenzione agli arresti domiciliari la cui durata sembra essersi sufficientemente protratta rispetto alle esigenze che la misura cautelare intende tutelare. Valuteremo se , anche in relazione alle indagini difensive svolte e al ritardo della Cassazione nel fissare l’udienza sulla legittimità del provvedimento che dispose gli arresti del dott. Gianni, sottoporre subito al Giudice tale aspetto prima dell’inizio del processo fissato per il prossimo 10 marzo”.
La vicenda è nota e riguarda le presunte pressioni che il primo cittadino priolese avrebbe fatto neiu confronti dei dirigenti di due aziende del polo petrolchimico. Gianni deve rispondere d’istigazione alla corruzione, tentata concussione, falsità materiale e ideologica in atti pubblici, anche davanti al tribunale del riesame ha reso la propria versione com’è stato davanti al gip quando, pur confermando di avere avuto colloqui con i dirigenti di alcune grandi imprese del petrolchimico, ha sostenuto di non essere mai ricorso alle minacce ma di essersi limitato al ruolo che la politica gli attribuisce di sostenere le imprese locali.