La commissione antimafia sul sistema di potere
“In questa provincia c’è della criminalità non mafiosa ma che opera utilizzando metodi tipicamente mafiosi”, ha spiegato la Bindi. Che ha invitato tutti a prestare massima attenzione “verso i settori più delicati: appalti, amministrazioni locali, immigrazione”.
Ci sarebbe l’attenzione della Commissione Nazionale Antimafia su un presunto sistema di potere che a Siracusa ha fatto già scattare una dozzina d’inchieste giudiziarie sulla gestione della cosa pubblica e il riflesso politico pertinente. Le indiscrezioni trapelate dagli ambienti politici romani, non sono né confermate né smentite. L’interesse della Commissione presieduta da Rosy Bindi sarebbe stato avviato fin da molto tempo prima dell’ultima visita in Sicilia nella primavera scorsa. Sui particolari non trapela nulla; ma il rumore mediatico e le luci della ribalta accese su tutte le inchieste chiuse e ancora in “sofferenza”, con il coinvolgimento di amministratori, dirigenti, consiglieri, imprenditori e dirigenti d’imprese e cooperative, confermano il clima di allarme che da più parti è stato denunciato e la possibile condizione per l’interesse istituzionale.
“La mafia è tutt’altro che sconfitta, nonostante l’impegno di tutti. Però appare indebolita”. Sono le parole di Rosy Bindi, presidente della Commissione Nazionale Antimafia, durante il suo incontro nel mese di marzo scorso con i giornalisti al termine della giornata siracusana. In quell’occasione la Commissione, nei locali della Prefettura di Siracusa in via Roma, si è intrattenuta con il prefetto Gradone, insieme ai rappresentanti delle forze dell’ordine, il procuratore capo della Repubblica di Siracusa, Francesco Paolo Giordano, e i sindacati dei lavoratori e delle categorie imprenditoriali. E già si parlò dei riflessi contingentati da chi aveva suonato il campanello d’allarme.
“In questa provincia c’è della criminalità non mafiosa ma che opera utilizzando metodi tipicamente mafiosi”, ha spiegato la Bindi. Che ha invitato tutti a prestare massima attenzione “verso i settori più delicati: appalti, amministrazioni locali, immigrazione”.
Dopo un mese circa dalla visita in Sicilia, nella seduta del 16 aprile, il procuratore della Repubblica di Siracusa, Francesco Paolo Giordano, fu convocato in audizione dalla Commissione Nazionale Antimafia a Roma per approfondire i tanti aspetti collegati con il territorio nelle sue molteplici sfaccettature. Ma oggi lo scenario è cambiato in peggio anche senza la conferma ufficiale degli organi dello Stato. “Quello che si vede con gli occhi non ha bisogno di essere toccato con le mani”.
Concetto Alota