La Dia sui clan siracusani: “Pacifica sparizione del territorio”
Nella relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia al Parlamento non emergono sostanziali novità per la provincia aretusea che conferma la “pacifica spartizione del territorio” per la gestione delle attività illecite. Nel capoluogo viene confermata “la presenza di organizzazioni mafiose che esercitano la loro influenza in ambiti territoriali ben definiti. Nel quadrante nord della città risulterebbe attivo il gruppoSanta Panagia, frangia cittadina della ramificata compagine Nardo-Aparo-Trigila collegata, a sua volta, alla famiglia catanese Santapaola-Ercolano. Nel contesto urbano opera anche il sodalizio Bottaro-Attanasio, legato al clanetneo dei Cappello”. Nella relazione si legge che “Estorsioni e spaccio di stupefacenti costituiscono la principale fonte di guadagno per tutte le consorterie. Gli esponenti di vertice dei clan seguirebbero una logica di pacifica spartizione del territorio per la gestione autonoma dello spaccio di droga, prevalentemente approvvigionata dai sodalizi etnei”.
La gestione delle piazze di spaccio sarebbe avvenuta avvalendosi anche di sottogruppi secondo un criterio di spartizione territoriale. Le indagini hanno evidenziato l’esistenza di un progetto di alleanza tra le consorterie cittadine. Emergono, quali gruppi satellite, il cosiddetto “Gruppo della Borgata”, collegato al clanBottaro-Attanasio ed il “Gruppo della Via Italia” riconducibile al clan Santa Panagia.
Significativa l’operazione portata a termine dai carabinieri a Sortino dove il sistema di controllo del territorio trova riscontro, nell’arresto di cinque persone “ritenute contigue ai sodalizi mafiosi Nardo e Santa Panagia. L’attività investigativa, avviata nel 2020, ha tratto origine dalla denuncia sporta dal titolare di un’impresa di onoranze funebri con sede a Siracusa, vittima di numerose intimidazioni ricevute da un imprenditore concorrente, che godeva della protezione del clanNardo, finalizzate ad impedire l’apertura di una nuova sede nel Comune di Sortino”.