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La riflessione: anche l’on. Gennuso interviene sulla scomparsa delle schede elettorali

La riflessione – a cura di Concetto Alota

Anche l’onorevole Pippo Gennuso interviene, dopo il sindaco di Priolo Pippo Gianni, sulla vicenda della sparizione delle schede elettorali per le regionali che ha coinvolto a vario titolo tanti noti personaggi e che si è conclusa dopo quasi quattro ore di camera di consiglio con la sentenza di condanna a otto mesi di reclusione, con la sospensione condizionale della pena, a carico di Cosimo Russo, l’operatore giudiziario imputato perché «in tutto o in parte distruggeva, sopprimeva o occultava atti e documenti pubblici facenti parte del compendio inerente alle elezioni per il rinnovo dell’assemblea regionale, custoditi presso la cancelleria del tribunale di Siracusa».

L’onorevole Gennuso nella sua nota sostiene la tesi e la sua opinione su fatti che nella generalità riguardano una serie di forte “criticità” nei suoi confronti; sulla sentenza delle schede sparite, Gennuso parla di una “palese responsabilità del dipendente del tribunale di Siracusa. Affonda poi il coltello nella piaga e specifica che a suo avviso “come tutta la vicenda sarebbe stata un “intrigo politico-giudiziario”.

“Nel Novembre del 2012 – scrive Gennuso – sono rimasto vittima di un complotto politico in occasione delle elezioni all’ Ars di quell’anno. Nella immediatezza dello spoglio vengo proclamato deputato, ma 24 ore dopo, la mia proclamazione viene annullata e non vengo dichiarato eletto all’Ars per una manciata di voti. Faccio valere le mie ragioni rivolgendomi al Tar di Palermo e poi al Cga che ordina il riconteggio delle schede che debbono essere custodite negli archivi del Tribunale di Siracusa”.

“Ma il Prefetto pro-tempore mi informa che non si possono ricontare le schede, perché, incredibilmente, sono andate distrutte a causa di un fantomatico “allagamento” all’interno del Tribunale di Siracusa”.

“Anche in questa occasione ho immediatamente e pubblicamente denunciato alla locale Procura le evidenti ed oggettive discrepanze inerenti il predetto” allagamento”.

“Dopo un calvario durato due anni, soltanto per la mia perseveranza e la voglia di giustizia, il Cga indice una mini tornata elettorale, ordinando il voto in sei sezioni: tre nel Comune di Rosolini ed altrettante a Pachino. Le urne mi danno ragione e rientro da deputato eletto all’Ars nel 2014, con due anni di ritardo”.

“Il Tribunale Penale di Siracusa ha recentemente emesso sentenza di condanna nei confronti dell’ex dipendente. In sostanza proprio all’interno del Tribunale di Siracusa, che sulla carta dovrebbe essere un vera e propria “roccaforte” della legalità, della trasparenza e non solo, a seguito di una totale mancanza di controlli ed inammissibile negligenza da parte di certi funzionari e/o operatori sono “scomparse” le schede elettorali ed il materiale necessario per il disposto riconteggio”.  

Nella sua nota, Gennuso parla poi di “una serie di grossolani fatti e circostanze” che a vario titolo hanno intaccato la sua vita privata, di politico e di imprenditore. Uno dei riferimenti è nell’ambito del procedimento penale del Tribunale di di Catania, riguardante alcuni esponenti di un noto Clan mafioso, operante nella zona sud della provincia di Siracusa – fatto riportato ampiamente dalla cronaca.  “…incredibilmente, viene  aperto a mio carico per il gravissimo reato p. e p. dagli art. 110 – 416 bis c.p., tale procedimento in quanto vi erano state delle dichiarazioni (assolutamente generiche) da parte di alcuni presunti “collaboratori di giustizia” che poi hanno ritrattato mentre altre sono risultate prive di alcun riscontro tanto che i pm della distrettuale,  all’ esito delle ulteriori indagini svolte dalla Dia, hanno ritenuto infondata la notizia di reato chiedendo l’archiviazione del procedimento – richiesta  “ampiamente” condivisa dal Gip che ha, infatti, disposto l’archiviazione”.

E ancora. “Sul procedimento del Tribunale Penale di Catania nel 2017. Indagato Gennuso + altri, per il reato ex art. 110 – 416 ter c.p. , scambio elettorale politico- mafioso. Scrive Gennuso: “Violazione di legge e assoluta insussistenza probatoria – Intrigo politico – giudiziario. “L’accanimento giudiziario raggiunge il suo apice il 6 Aprile del 2018, quando mi viene notificata un’ordinanza di arresti domiciliari per il reato voto di scambio politico-mafioso e ciò avviene (è una coincidenza?) a distanza di alcune settimane dalle consultazioni per l’elezione della nuova Amministrazione del Comune di Rosolini ove il  gruppo politico da me guidato ha sempre partecipato”.

“Io che ho sempre combattuto la Mafia mi vedo, invece, coinvolto in una assurda quanto terrificante vicenda di voto di scambio con esponenti malavitosi appartenenti alla cosca mafiosa di Avola che ho sempre avversato e denunziato come risulta in atti. Per un mese sono costretto a rimanere nella mia abitazione da detenuto e divento “ carne da macello”, per certa stampa politicizzata e per finti giornalisti che hanno costruito carriere ed i propri compensi sulla legalità, non so fino a quando attendibile”.

La nota di Gennuso continua con una serie di denunce e fatti, a suo dire, delle tante criticità pilotate, angherie e calunnie da lui subite, comprese la tante sue denunce presentate contro giornalisti e testate giornalistiche.

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