La Società in cui viviamo. Umberto Eco, i social abusati, Internet, gli imbecilli e non solo…
Per sapere se Umberto Eco aveva ragione, oppure no, sul diritto di parola sui Social a legioni imbecilli, basta iscriversi a uno dei tanti Social e rimanere in semplice attesa. Io ho voluto fare questa esperienza e mi sono accorto che la situazione è ancora peggiore di come prospettata dal professore. Mi sono trovato attaccato da chi il giorno prima al bar aveva avuto uno scambio di vedute o di verifica su fatti che riguardano la politica. Futili motivi di presunzione nella natura degli esseri umani, ma la vendetta sui social sfocia solo perché non riesci a convincere l’interlocutore della bontà del tuo ragionamento; beh francamente mi pare davvero troppo. Ti accorgi così che, non solo il professore aveva ragione, ma che la realtà è peggiore di quanto da lui descritto e di quello che ti aspetti. Non trovi solo imbecilli ma ignoranti, invidiosi, cafoni, presuntuosi, bugiardi, peggio ancora tanti ruffiani che difendono i politici loro amici nella speranza di ricevere un favore e tante altre categorie ancora da definire. Il colmo è rappresentato da chi scrive col veleno nella mente, commentando una notizia di cronaca sulla nomina dei dirigenti della Sanità e sulla crisi della politica alla Regione Siciliana: “ Ma che cosa interessa ai cittadini di tutto questo?”. Ecco che allora ti accorgi della regola fissata da Umberto Eco. Come dire, a che serve informare, la cronaca, i mezzi d’informazione, i giornali cartacei, on-line, quindi i lettori, compreso il Tizio che ha scritto quell’idiozia su Facebook a cui non si può, per mera ignoranza, nemmeno rispondere perché non capirebbe e inizierebbe una delle tante polemiche con dovizia di offese e con un frasario da trattoria. Meglio lasciare stare e far finta di niente, disattivando il profilo e ritornando alla normale vita di tutti i giorni, quella reale, viva sana, senza lo schermo del computer che nasconde il falso prima dell’essere umano. E se vuoi leggere la notizie devi andare a cercarle sui siti legalmente riconosciuti dalla legge dello Stato, e non a buon prezzo, come la carne macellata di contrabbando nel garage di casa.
Se hai avuto poi nel passato una discussione sulla squadra di calcio o su fatti di condominio, il tutto è tramutato in vendetta immediata, in odio con parole, dialettica velenosa per passare alle minacce e arrivare alle querele. In sintesi, un cortile vecchio stile, dove una massa di ignoranti, zotici, si tiravano piatti, bicchieri, pentole, pietre per finire a volte nella cronaca per una coltellata o un colpo di pistola con il ferito o il morto.
Le “legioni d’imbecilli sui social” da cui mise in guardia Eco durante il discorso per il conferimento, nel 2015, di una laurea honoris causa da parte dell’Università di Torino, ci sono davvero e come. Una riflessione molto più profonda e articolata di quanto una frase a effetto sia in grado di riassumere: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli. La tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è proprio perché ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità”.
Concetto Alota