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L’assessore Moschella: “Così non va”, e si dimette

La giunta Italia perde pezzi. Dopo l’avv. Giovanni Randazzo, sostituito da Rita Gentile, oggi ha rassegnato le dimissioni anche l’assessore alle politiche agricole, Fabio Moschella. Ad un anno dal suo insediamento, Moschella ha tracciato il bilancio delle attività della giunta e ha preferito lasciare libera la poltrona. Ecco come ha motivato la sua scelta.

Ho cercato in questo anno di esperienza di coniugare attività amministrativa e visione politica con una presenza assidua in Giunta, Consiglio, assessorato – dice – È stato fatto un lavoro impopolare ma necessario in particolare sotto il profilo del risanamento finanziario. Sono state condotte importanti battaglie di civiltà e di tutela dei diritti. Sono stati fatti degli errori ma questo è nell’ordine delle cose. Perché mi dimetto allora? Perché mi manca la politica, il governo della politica e credo che questo manchi alla città, al suo presente e al suo futuro. Non si può sottovalutare che solo diciotto mila elettori hanno ritenuto di votare per questa amministrazione e che prima e dopo la campagna elettorale si stava diffondendo un prevalente sentimento di malessere tra i cittadini e che con questo sentimento bisognava misurarsi. Ho cercato di far comprendere che è impossibile governare senza una maggioranza in Consiglio comunale e che non possono lasciarsi i consiglieri comunali al destino del fai da te. Ho cercato di far comprendere che avevamo di fronte una sfida difficile e che poteva e può essere vinta solo sul terreno della politica. Ho cercato di far capire che non si può rimanere chiusi nei tecnicismi e che occorre cercare di rendere quanto più possibile chiara l’azione di governo. Ho spinto, quando necessario, perché ci si assumesse la responsabilità negli errori. Ho cercato di sviluppare il senso del rispetto verso partiti, corpi intermedi, movimenti. Ho cercato di porre al centro i temi dello sviluppo e dell’economia senza i quali non si va da nessuna parte. Nelle mie dimissioni non c’è nulla di personale, voglio solo lanciare un segnale sperando che le dimissioni di questi ultimi giorni siano utili per fare sostanziali passi avanti, così come richiesto d’altra parte dal documento di Lealtà e Condivisione, non certo lieve ma sbrigativamente derubricato a mozione d’affetti. Una logica autoreferenziale non porta lontano. Serve apertura e riconoscimento anche delle altrui ragioni”.

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