Le lotte intestine nel Pd e il fallimento tattico nei “messaggini” alla Princiotta
Quali sono i veri motivi che ha spinto il gruppo del Pd al Vermexio con la forza dirompente dell’accanimento attaccare Simona Princiotta su un campo minato, senza riflettere minimamente sul delicato istante politico e sociale del territorio siracusano, oltre alle diatribe interne del partito che avrebbero confuso la dinamica politica attuata. Le motivazioni scelte sono apparse come chi vuole a tutti i costi provocare una guerra “atomica” all’interno del Pd siracusano senza feriti, e non semplicemente scuotere la pubblica opinione su eventuali sbagli, tatticismi o strumentalizzazioni, in concorso, contro chi vuole a tutti i costi combattere per far scoppiare gli scandali nell’amministrazione della città, quindi in forza agli interessi della gente. Cioè, fare buona politica. È mancata la sapienza svenduta che tratta in un abbraccio alla rivoluzione della denuncia, issando nel pennone più alto il trofeo di un cavallo di battaglia capace di disintegrare la maggioranza politica elettorale conquistata con un cartello scientificamente studiato a tavolino, e il rischio dell’implosione.
Da diverse fronti, tra cui anche quelli silenziosi e ora vicini al gruppone Foti-Garozzo, non hanno gradito l’ennesima occasione regalata alla Princiotta, che probabilmente ha superato la difficile prova e comunicato all’esterno che alla fine le bordate a salve avrebbero solo indebolito chi aveva deciso la battaglia senza fare bene i conti con la realtà condivisa del partito che sceglie sempre il male minore. La vicenda rischia ora di ribaltare i conti e comunicare all’esterno che il partito è rimasto per un periodo indefinito acefalo.
Nella realtà dei fatti, non ci sarebbero stati i giusti interventi dei “pseudo-maturi” parlamentari del Pd, che, anche se in forma indiretta, altri esponenti minori hanno risposto dal “palco dei messaggi” cifrati, così come non c’è stato il coordinamento sulle tematiche apparse confuse nei “tavoli di lavoro” interni ed esterni, come non è mai successo.
La richiesta di una commissione su fatti che riguardano l’attività del consiglio comunale e della giunta e che sono già al vaglio della magistratura inquirente, non trova pratica logica né politica né amministrativa. Una provocazione. Una mossa strategica sul piano squisitamente teorico, senza alcun costrutto politico. Di contro, ci saranno invece esponenti della società civile, che racconteranno, per quanto si possa capire, come il territorio siracusano stia fallendo sulla sfida della ripresa economica e sociale, ma si spera non la guerra politica e democratica finale.
L’obiettivo sarà ora separare l’immagine di un partito astratto e senza una guida unitaria che abbia la fiducia della maggioranza. E non in un modo scorretto di continuare a tirare avanti, con una contraddizione difficilmente risolvibile, poiché la fiducia popolare al governo della città è scesa e non si discosta molto dai consensi sulla gestione democratica del partito incerta e basata su un tesseramento di un partito democratico, che appare invece all’esterno invisibile e fortemente litigioso.
Ecco cosa ha prodotto tutta quella “filosofia politica” frettolosa senza la riflessione di Machiavelli, che vuole i nemici vezzeggiati o soppressi, mentre la meno nobile recita: “La gatta frettolosa partorì i figli ciechi”.
Concetto Alota