Le organizzazioni sindacali: “L’emergenza covid mette in ginocchio i ricoveri ordinari”
Le organizzazioni sindacali Cgil, Uil, Anaao, Cimo e Fials esprimono forte preoccupazione per l’andamento della pandemia da Covid nella nostra provincia e hanno chiesto alla VI Commissione Legislativa Permanente dell’ARS Salute, servizi sociali e sanitari, un incontro finalizzato ad un esame di merito con l’obiettivo di adeguare e rafforzare la risposta sanitaria pubblica alle pesanti criticità che affliggono il territorio.
Per i sindacati “l’inserimento di otto Comuni in zona arancione (poi ridotti al solo Francofonte) non rappresenta, pienamente, la gravità della situazione che non è legata soltanto al rapido incremento del numero di contagi delle ultime settimane di cui si ha notizia nei bollettini ufficiali.
“Le attività dismesse – è scritto nel documento – e le ricadute negative in relazione alla impossibilità di farsi carico della domanda di salute sono ormai molteplici, con particolare nocumento verso la salute mentale, considerato che Psichiatria continua a pagare un prezzo altissimo per dare un contributo all’emergenza Covid. Pazienti psichiatrici quasi in stato di abbandono, SPDC di Siracusa chiuso da mesi per ipotetici lavori di ristrutturazione, attività sanitarie negli ambulatori periferici più che dimezzate. Oltre il Covid, permane una situazione oggettivamente drammatica verso il sistema in generale, con risorse sempre più esigue. A tutto ciò si aggiunge la gravissima situazione sanitaria in relazione al Covid: la provincia di Siracusa rimane, nel Paese, fra le ultime e addirittura riesce a superare la soglia dei 250 casi settimanali per ogni centomila abitanti e, pertanto, con i precedenti indicatori, sarebbe di fatto ascrivibile in Zona Rossa. A questo deve aggiungersi che la provincia di Siracusa risulta ancora quella con la più bassa percentuale di soggetti vaccinati d’Italia”.
Il timore che la situazione stia diventando poco controllabile è legata soprattutto al tasso di occupazione dei posti letto Covid e alla conseguente drastica riduzione di quelli disponibili per tutte le altre patologie, peraltro già avvenuta all’Ospedale Umberto I° con la conversione di Reparti Ordinari in reparti Covid, e che si annuncia anche per altri Presidi Ospedalieri della provincia.
Non può sfuggire a nessuno che il forte calo delle prestazioni e dei ricoveri relativi a molte patologie croniche, stia diventando insostenibile e certamente ha peggiorato la già precaria garanzia dei livelli di assistenza.
Si ripropone la sperimentata questione relativa allo stazionamento di pazienti “grigi”, non ancora testati, al Pronto Soccorso “pulito” del nosocomio aretuseo con tutte le conseguenze legate a tale promiscuità.
Infatti, l’eccessiva presenza di pazienti per periodi ben superiori alle 24 ore del pronto soccorso “no Covid” determina un ulteriore eccessivo carico di lavoro per i pochi medici in servizio che fra l’altro debbono occuparsi perfino del Pronto Soccorso Covid. A tutto ciò si aggiunge la costante carenza di personale infermieristico.
L’esiguo numero di medici ed infermieri in servizio ha ormai superato il livello di guardia al punto da non permettere il turno di riposo settimanale.
Segnalazioni di analoghe anomalie pervengono anche dagli altri ospedali della Provincia.
Sembra, inoltre, deficitario il tracciamento dei contatti di soggetti risultati positivi e il loro successivo isolamento, principale attività per contenere l’espandersi del contagio.
Perfino professionisti impegnati nei reparti più critici, che fino ad oggi non avevano rilasciato dichiarazioni mantenendo un profilo molto riservato, cominciano a denunciare la stanchezza accumulata e in maniera tutt’altro che velata esprimono il loro timore, l’inquietudine, che l’attuale fase della pandemia nella nostra provincia non sia stata ben compresa nei numeri e nella sua complessità.
I sindacati lamentano la mancanza di una Cabina di Regia Provinciale con il coinvolgimento del sindacato, con particolare riferimento alla tutela del personale, il quale si trova coinvolto in continui spostamenti e trasferimenti, che determinano e accentuano uno stato di precarietà permanente.