Lentini, uccise la moglie: convalidato il fermo del tappezziere
Il Gip del tribunale di Siracusa, Andrea Migneco ha sciolto la riserva convalidando il fermo operato dalla Procura aretusea nei confronti di Massimo Cannone, il tappezziere lentinese, che ha confessato di avere ucciso sabato della scorsa settimana, la moglie Naima Zahir, di origini marocchine, con due coltellate alla gola. Il giudice ha disposto per l’indagato la misura cautelare in carcere. Il 45enne tappezziere aveva già riferito ai poliziotti e confermato al giudice di avere ucciso lui la donna perché, a suo giudizio, l’avrebbe oppressa con comportamenti assillanti e con la sua gelosia. L’indagato, assistito dall’avvocato Alfio Caruso, è già comparso ieri mattina davanti al Gip per sottoporsi all’interrogatorio di garanzia. Alla presenza del procuratore capo Sabrina Gambino e del pubblico ministero Gaetano Bono, Cannone ha ricostruito i momenti cruciali dell’aggressione. Ha riferito che la donna era distesa sul letto matrimoniale e con le cuffie alle orecchie. Stava navigando con il suo telefonino cellulare.
Nel momento in cui si è presentato al suo cospetto con un coltello, la donna avrebbe tentato di difendersi e gli avrebbe detto “Perché mi fai questo? Io ti ho sempre amata”. Cannone ha detto anche di essere cocainomane e di avere assunto poco prima dell’aggressione una dose che ne avrebbe alterato l’equilibrio psicofisico. Sulle prime, però, l’uomo aveva reso agli inquirenti una versione diversa sostenendo di avere trovato la moglie già sgozzata quando lui è entrato in camera da letto. Ha sostenuto, senza, però, convincere del tutto gli investigatori, che la moglie si fosse suicidata. Una versione che ha ripetuto ai giornalisti che lo hanno intervistato ed ha resistito fino a quando, interrogato in commissariato a Lentini, ha ceduto e ha raccontato che cosa realmente fosse avvenuto nella loro abitazione di via Procida, trasformata in breve tempo nella casa degli orrori.
Intanto si sono svolti in forma privata i funerali di Naima. La donna ha lasciato un ottimo ricordo di sé tra coloro che l’hanno conosciuta e apprezzata.