Lettera aperta di Elio Piscitello, Presidente Confcommercio Siracusa
Da alcuni giorni ormai siamo entrati nel vivo di una campagna elettorale che si concluderà con il rinnovo dei due rami del Parlamento nazionale e dell’Assemblea regionale. In tale contesto, il 25 settembre, ognuno di noi sarà chiamato ad effettuare una scelta di grande importanza dalla quale dipenderà anche il futuro del nostro territorio.
Viviamo in una provincia che ormai da alcuni decenni attraversa una situazione di forte crisi economica e sociale. Crisi notevolmente aggravata, ma non certamente innescata, dall’esplosione della pandemia da covid 19, dalla guerra russo-ucraina, e dall’attuale incontrollato incremento dei prezzi di energia e gas e con un’inflazione galoppante che ha raggiuto i livelli del lontano 1985.
Sono convinto che le ragioni di tale crisi vadano ricercate principalmente nell’inadeguatezza della classe dirigente (politica, imprenditoriale e associativa) della nostra provincia, incapace di comprendere con il dovuto anticipo le mutazioni di contesto socioeconomico, e di elaborare una visione e una programmazione ragionata e condivisa indispensabile per governare e non subire il cambiamento.
Questa situazione ci ha reso particolarmente fragili, e ha annullato quasi del tutto le nostre capacità di resilienza e reazione a situazioni di forte instabilità economica come quelle attuali.
Per questo voglio lanciare un forte appello a chi, avendo competenze specifiche, tecniche e professionali, senta l’esigenza concreta d’impegnarsi per determinare un serio cambiamento. Alla classe politica che sta per essere eletta, agli imprenditori che credono e vogliono ancora investire nel nostro territorio, alle donne ed agli uomini impegnate nel sociale, affinché al più presto, mettendo da parte tutti gli interessi egoistici e settoriali, si possa costituire un tavolo di confronto e programmazione, anche politica, in grado di dare avvio ad un percorso di condivisione di idee e progetti utili per costruire una nuova visione di città e innescare, finalmente, reali ed efficaci processi di cambiamento economico e sociale.
Per comprenderne meglio la necessità, basta scorrere velocemente alcuni dati statistici che riguardano la città di Siracusa.
Nel quinquennio 2016 / 2021 il numero di residenti della nostra città è passato da 122.031 a 116.447. Molti di coloro che decidono di emigrare, purtroppo, sono giovani che si sono formati nel nostro territorio, per i quali la comunità ha investito risorse, e che avrebbero dovuto rappresentare il nostro futuro.
Se la tendenza dovesse continuare con questo ritmo, nell’arco dei prossimi dieci anni scenderemmo sotto la soglia dei 100.000 abitanti, con rovinosi risvolti economici conseguenti alla diminuzione dei consumi globali e del PIL complessivo.
Anche l’analisi della struttura per età offre un quadro negativo e di tipo regressivo, con il numero degli ultra 65nni che ha superato ormai abbondantemente quello degli under 14, e l’età media dei residenti passata da 39 a 45 anni in meno di due decenni.
Popolazione che peraltro vive in un contesto del tutto carente di servizi, incapace di garantire condizioni di vita che possano definirsi anche lontanamente soddisfacenti; dalle ultime rilevazioni sulla qualità della vita, Siracusa risulta essere 104sima su 107 città capoluogo di provincia.
Questo scenario di profonda crisi colpisce gravemente anche i nuclei familiari residenti in provincia i quali usufruiscono complessivamente di un redito medio di circa 18.000 euro annui, a fronte dei 31.000 della media nazionale.
A causa dei bassi redditi si stima che la percentuale di famiglie in situazione di “povertà energetica” nella nostra provincia è quasi doppia di quella nazionale; e, con l’attuale incontrollato aumento dei prezzi, una famiglia su due potrebbe non trovarsi in grado a sostenere i costi energetici di un autunno e di un inverno che si preannunciano molto più che preoccupanti.
Tutto ciò tralasciando di analizzare i dati relativi allo stato di salute delle imprese, dell’allarmante situazione del polo industriale, del crescente numero di disoccupati, inoccupati e inattivi.
Sembra che ormai ci siamo quasi abituati a questo stato di fatto, accettando inspiegabilmente di vivere in una città che appare sporca, con un sistema sanitario ancora carente di strutture, mezzi e personale, con un servizio di trasporto urbano inconsistente, e con una viabilità che mostra notevoli criticità. Ci rassegniamo ad una città senza servizi nella quale cittadini e turisti sono spesso abbandonati a loro stessi e alla loro individuale capacità di affrontare e risolvere le problematiche legate alle mille carenze ed inefficienze. Ci adattiamo ad un contesto del tutto carente di visione, strategia, programmazione, e prospettive future.
Eppure, avremmo la capacità di reagire con intelligenza, volontà e determinazione. Ed avremmo il potenziale per affermarci quale città moderna, organizzata ed efficiente. Per storia, patrimonio culturale, rilevante presenza di beni architettonici e paesaggistici e per posizione geografica potremmo rappresentare un’eccellenza al centro del mediterraneo.
Tutti noi abbiamo il dovere morale di evitare l’irreversibile marginalizzazione della nostra città e lavorare uniti per nuove prospettive di crescita e sviluppo; il dovere di tutelare la nostra città e le future generazioni.