Loggia Ungheria: Ferraro fa scena muta davanti ai magistrati di Perugia
Si è avvalso della facoltà di non rispondere Alessandro Ferraro, l’imprenditore siracusano indagato nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta loggia segreta “Ungheria”, di cui ha parlato diffusamente l’avvocato Piero Amara alla Procura di Milano e i cui verbali oggi sono oggetto di approfondimento da parte della Procura di Perugia.
Ferraro, che è imputato davanti al tribunale penale di Messina nell’ambito dell’inchiesta “Sistema Siracusa”, si è recato ieri a Perugia per sottoporsi all’interrogatorio davanti al procuratore capo Raffaele Cantone e dai pubblici ministeri Gemma Miliani e Mario Formisano. Gli stessi che hanno condotto l’inchiesta a carico dell’ex consigliere del Csm Luca Palamara e hanno firmato l’avviso di conclusione indagini per concorso in millantato credito nei confronti di Amara e altri due indagati.
L’interrogatorio di Ferraro, però, è durato appena lo spazio di pochi minuti, giusto il tempo di trascrivere a verbale che l’indagato intendeva fare scena muta e, quindi, di avvalersi della facoltà di non rispondere.
Sul caso della presunta loggia Ungheria, la Procura di Milano già un anno fa, il 9 maggio 2020, aveva iscritto per associazione segreta l’avvocato Piero Amara, che aveva parlato ai pubblici ministeri milanesi (Pedìo e Storari) dell’organizzazione che condizionava nomine in magistratura e negli incarichi pubblici, il suo ex collaboratore Alessandro Ferraro e il suo ex socio Giuseppe Calafiore. Il fascicolo, che sta provocando una nuova bufera tra le toghe, è stato trasmesso per competenza alla Procura di Perugia nel mese di dicembre, dopo una riunione con il procuratore Cantone.
La vicenda, com’è noto, nasce nel 2019, quando Amara, assistito dall’avvocato Salvino Mondello, parla con i magistrati milanesi e accenna a una lista di “40 nomi” appartenenti alla famigerata Loggia Ungheria. Poi precisa che sarebbe stato possibile trovare “la lista completa a casa di un giudice, oppure chiederla a Calafiore che la custodisce all’estero”. Una perquisizione a Calafiore – per altri motivi – non porta al ritrovamento della lista. I riferimenti alla Loggia Ungheria, invece, si trovano nel computer di Amara, in alcuni appunti scritti da lui stesso. Amara parla di annotazioni sugli accordi per le nomine negli uffici giudiziari e per concludere alcuni affari in cui avrebbe fatto da mediatore.