Mafia a Francofonte: a novembre la requisitoria dei Pm
Saranno definite il 18 novembre prossimo le posizioni giudiziarie degli indagati, coinvolti nell’operazione antimafia “Ciclope” portata a termine nel settembre dello scorso anno dalla direzione distrettuale antimafia di Catania e che ha riguardato i territori di Francofonte e Vizzini.
Nell’udienza di ieri dinanzi al Gup del tribunale di Catania, Crea Monaco, la maggior parte degli imputati ha chiesto di risolvere la posizione giudiziaria con il rito abbreviato. In particolare, Michele Ponte, assistito dall’avvocato Junio Celesti, aveva richiesto di essere ammesso al rito condizionato all’escussione di un altro indagato, Alfio Centocinque. Il giudice ha accolto in parte la richiesta ammettendo l’imputato all’abreviato senza condizioni.
La vicenda giudiziaria ruota attorno alla posizione di Salvatore Navanteri aveva approfittato dell’arresto nel 2012 di Michele D’Avola per fare la scalata e diventare il reggente del clan. Ma il suo disegno è stato intercettato in carcere dal presunto boss che ne aveva ordinato la soppressione. L’otto agosto 2013, però, l’agguato, a Francofonte, contro Salvatore Navanteri fallisce. I tre colpi di fucile calibro 12 raggiungono l’indagato all’occhio. Il tentato omicidio è l’ulteriore prova secondo gli inquirenti di una spaccatura all’interno del clan Navanteri, culminata anche con diversi omicidi e un caso di ‘lupara bianca’.
Il 3 marzo 2013 a Mineo viene ritrovato il cadavere carbonizzato di Michele Ragusa, scomparso da novembre 2012. Vizzini è il teatro di due omicidi: Signorino Foto è ucciso il 9 marzo, mentre il 13 marzo Gregorio Busacca. Il sei luglio scorso è denunciata la scomparsa di Michele Coppoletta. Ed è proprio quest’ultimo il caso di lupara bianca a cui fanno riferimento i pm della Dda di Catania,Vinciguerra e Ursino.
L’aspirante capo cosca e i suoi collaboratori decidono di vendicarsi. Dalle intercettazioni, i Carabinieri in pochi mesi riescono a raccogliere elementi probatori di un certo rilievo che cristallizzano il momento di forte fibrillazione nel Clan, con una parte della cosca che aveva accettato il potere di Navanteri, mentre un’altra frangia era rimasta fedele a D’Avola.
Le nove persone finite nel mirino della magistratura catanese sono Antonino Alfieri, Alfio Centocinque, Salvatore Guzzardi, Salvatore Navanteri, Cristian Nazionale, Luciano Nazionale, Michele Ponte, Luisa Regazzoli e Tommaso Vito Vaina. I pubblici ministeri della direzione distrettale antimafia Ursino e Vinciguerra nella,prossima udienza svolgeranno la propria requisitoria e subito dopo toccherà ai legali della difesa.