Mafia a Pachino, condanne in appello per oltre 140 anni di reclusione
Condanne per oltre 140 anni di reclusione sono state inflitte dalla Prima sezione della Corte di Appello di Catania che ha confermato la sentenza di primo grado a carico di quindici imputati che dovevano rispondere di mafia, droga ed estorsioni a Pachino. L’operazione è Arana fenice, coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Catania e portata a termine dai poliziotti nel luglio del 2018 dalla polizia.
Salvatore Giuliano ha rimediato la condanna a 24 anni di reclusione; Giuseppe Vizzini, 9 anni; Claudio Aprile, 21 anni e 9 mesi; Giuseppe Aprile, 19 anni e 9 mesi; Giovanni Aprile, 21 anni e 9 mesi; Rosario Agosta, 3 anni e 2 mesi; Sergio Arangio, 3 anni; Salvatore La Rosa, 1 anno e 4 mesi; Maria Sanguedolce, 2 anni ed un mese; Lorenzo Nunzio Agatino Scalisi, 6 anni; Giuseppe Villari, 6 anni; Simone Vizzini, 2 anni. Riformate in meglio le condanne a carico dei fratelli Aprile, Simone e Giuseppe Vizzini e Scalisi.
Le indagini hanno riguardato il periodo che va dal maggio 2015 sino al maggio 2017, l’esistenza e l’operatività tra i comuni di Pachino e Portopalo, di una associazione mafiosa denominata clan “Giuliano”, capeggiata dal boss Salvatore Giuliano. Per gli inquirenti il clan condizionava le attività economiche della zona con estorsioni, traffico di sostanze stupefacenti, furti ad abitazioni e aziende agricole. L’indagine si è incentrata sulla figura di Giuliano e sugli uomini di sua stretta fiducia Giuseppe Vizzini e i figli Giuseppe, Giovanni e Claudio, e sulla progressiva ascesa del gruppo in grado di acquisire il monopolio nella produzione e nello smistamento dei prodotti ortofrutticoli.
Sono una ventina le parti offese, ritenuta vittima di estorsioni aggravate dal metodo mafioso da maggio 2015 fino a maggio 2017. Tra queste la società Dusty srl, che gestiva il servizio di raccolta dei rifiuti a Pachino, e alcune aziende agricole che operano nel settore agricolo nella zona sud della provincia. Le indagini sono state portate a termine nel luglio del 2018 dai poliziotti della squadra mobile, insieme con quelli del commissariato di Pachino e dello Sco.