Magnano: “Politica distratta sul fenomeno del racket”
“Chi poteva immaginare che dopo trent’anni ci saremmo ritrovati a spiegare ancora, a una classe politica distratta, i veri ostacoli che si devono superare non solo per contrastare ma per sconfiggere il racket”. Questo l’incipit della lettera aperta che Mauro Magnano, dirigente nazionale di Sos Impresa “Rete per la legalità” ha trasmesso al presidente della commissione regionale antimafia, Claudio Fava. Quest’ultimo, in occasione della sua visita il 13 ottobre in prefettura, ha posto l’accento sulle “poche associazioni antiracket rimaste”che mostrano a suo dire “un calo di tensione” e “la sfiducia ingiustificata” di commercianti, artigiani, imprenditori e cittadini “rispetto alla capacità d’intervento delle istituzioni”.
Rispetto alla “sfiducia ingiustificata”,Magnano puntualizza che “se per istituzioni intende le forze dell’ordine non solo siamo d’accordo, ma chi meglio di noi, che vi stiamo a contatto, può sapere l’alto grado di intelligence che hanno raggiunto, l’abituale sinergia investigativa e di come sanno operare nei confronti di chi denuncia il pizzo. La nostra stessa esistenza non sarebbe giustificata se non avessimo con loro una stretta collaborazione”.
Magnano traccia, poi, una serie di note dolenti: “Chi è stato denunciato dal commerciante spesso dopo poco torna libero e magari passa davanti all’attività/azienda della vittima e si può immaginare la contentezza dell’interessato; i processi sono lunghi sino allo sfinimento e quindi sorgono i dubbi sull’opportunità di denunciare; nei processi, se non ci siamo noi ad affiancare le vittime, queste si ritrovano sole in aula in balia di amici e familiari dei delinquenti; se le associazioni non li assistono, gratis grazie a legali volontari, devono pagare le spese legali, invece i delinquenti hanno il patrocinio gratuito in quanto nullatenenti, il più delle volte; senza la nostra assistenza per la pratica di ristoro per i danni subiti, devono pagare tecnici specializzati che certamente presentano le parcelle e giustamente pretendono anche pagamenti in acconto”.
Nella missiva inviata al presidente dell’antimafia regionale, Magnano fa notare che “la mafia ha ridotto talmente tanto la richiesta del pizzo da scoraggiare la denuncia. Questo è dovuto al fatto che il pizzo serve solo per il controllo del territorio, mentre gli introiti sono garantiti dalla droga. A fronte anche di questa situazione la dura realtà è che la maggior parte di commercianti ed artigiani non denunciano i tentativi di estorsione”.
“Crediamo che la situazione sia brutta – aggiunge Magnano – ci sono sfiducia e un egoismo esasperato in larghe fasce della popolazione. Le chiedo, chi dovrebbe studiare strategie e azioni adeguate? Chi ha i mezzi per farlo? Chi dovrebbe dare l’esempio? Chi è già pagato e pure troppo per doversene occupare?”.
Magnano descrive la situazione politica con proposte avanzate a ministri, sottosegretari, assessori regionali per affrontare i problemi di chi subisce gli attentati di matrice mafiosa con fini estorsivi. “Lascio immaginare com’è finita se le stesse cose le stiamo in parte ripetendo ora anche a lei. Il racket è una calamità sociale che non basta affrontarla come si è fatto sino ad ora lasciando il contrasto alle sole Forze dell’Ordine, che lo fanno in modo egregio e alle associazioni antiracket senza nessun sostegno da parte di Stato e Regione e costituite da una sparuta minoranza di operatori che per vivere deve comunque alzare le saracinesche alle 8 e calarle alle 20 per sei giorni la settimana, altro che calo di tensione”.
Tra i suggerimenti, Magnano spiega che si deve ripensare a modi e metodi nuovi, rimettere anche mano alla legislazione nazionale e regionale “che sono da riscrivere e non solo nelle parti che ci riguardano. Questo compito che spetta ai parlamentari non può prescindere da un “ascolto attivo” delle parti coinvolte, per evitare i danni che abbiamo subito con gli interventi legislativi degli ultimi anni”.
“Quello che vorremmo – conclude Magnano – quando avviene un attentato è che scatti non solo l’azione dei Vigili del Fuoco e delle Forze dell’Ordine, come avviene adesso, ma anche un intervento immediato della protezione sociale dello Stato.Credo che se non si riesce a fare qualcosa di simile non ci sarà speranza di veder cambiare sostanzialmente le cose”.