Migranti e Ong: Frontex conferma il teorema Zuccaro e il territorio siracusano rimane il più martoriato
Il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro non molla. “Sarebbe utile fornire all’autorità giudiziaria strumenti per la ricerca e l’individuazione delle fonti di finanziamento delle Ong di più recente costituzione, che operano con mezzi economici assai ingenti”. E poi: “Da settembre-ottobre 2016 si è registrata una forte presenza di navi delle Ong in acque territoriali più avanzate e questo ha fatto in modo che i trafficanti abbiamo potuto utilizzare barche in condizioni peggiori, con alla guida alcuni degli stessi immigrati per garantirsi l’impunità”. Queste le parole del pm di Catania Carmelo Zuccaro, attesissimo ieri pomeriggio davanti alla commissione Difesa del Senato, dopo l’audizione di ieri del procuratore di Siracusa Francesco Paolo Giordano sul caso dei presunti legami tra organizzazioni non governative e trafficanti di esseri umani.
Intanto il comitato di presidenza del Csm comunicherà entro oggi la propria valutazione sul caso del procuratore di Catania. Le indiscrezioni parlano di un’istruttoria formale, anche con audizioni e acquisizioni di atti e documenti, per approfondire le dichiarazioni sui rapporti fra Ong e trafficanti di migranti. Ma il Csm non aprirà una pratica per valutare se esistano presupposti per un trasferimento per incompatibilità.
Ma le polemiche sotto traccia su Ong e dintorni non si placano, mentre i fatti raccontati dal procuratore Zuccaro dimostrano come i soccorritori vadano a recuperare i migranti a poche miglia dalla costa libica. A settembre l’agenzia Frontex dell’Unione Europea accusò le Organizzazioni “Non Governative” di essere “colluse” con gli scafisti. Secondo le accuse di Frontex i trafficanti prima di mettere in mare le imbarcazioni forniscono ai migranti l’esatta posizione delle navi delle missioni (Aquarius, Golfo Azzurro e altre), così da assicurare un rapido ripescaggio. Ovviamente le Ong, a partire da Medici Senza Frontiere fino ad arrivare a Save the Children, affermarono che si trattava di una “aggressione politica”.
A febbraio scorso Frontex è tornata alla carica, scrivendo nel rapporto del 2017 che, di fatto, le navi umanitarie “aiutano i criminali a raggiungere i loro obiettivi a costi minimi, rafforzando il loro modello di business”. Le operazioni umanitarie di salvataggio sono aumentate nel corso degli anni: appena 1.450 persone salvate nel 2014 a fronte delle 46.796 anime recuperate nel 2016. Ma i trafficanti preferiscono le missioni alle navi militari. Due procure, quella di Cagliari e quella di Palermo, stanno indagando sulle Ong. Più volte hanno sollevato la questione del porto in cui sono sbarcati i migranti una volta tratti in salvo. Lo scalo “più vicino” non è la Sicilia e nemmeno Lampedusa; prima ci sarebbero i porti della Tunisia o di Malta.
Il territorio siracusano rimane il più martoriato dagli sbarchi. Gli elementi raccolti dagli inquirenti e dagli investigatori siracusani, nei vari fascicoli d’indagini che sono ancora in corso, ci sarebbero i contatti diretti con soggetti che si trovano in Libia che annunciano la partenza di barconi ai soci residenti nella costa della provincia di Siracusa e Ragusa. La realtà è davvero grave e gli interessi sono molto diffusi nel business dei migranti: corrompere e lucrare. Sono ramificati in Sicilia, così come in Calabria e a tutti i livelli istituzionali. I centri di accoglienza sono organizzati direttamente nei luoghi degli sbarchi, indirizzando e agevolando le Ong all’individuazione dei barconi a mare e a sollevare dalle difficoltà logistiche le prefetture e i comuni dai mille problemi dopo lo sbarco. I flussi di migliaia di disperati provenienti dal Magreb, sono oro puro per mediatori e politici senza scrupoli; milioni di euro che finiscono facilmente nelle casse degli approfittatori delle disgrazie altrui. A dirigere il “traffico” nazionale erano dapprima gli uomini di “Mafia Capitale”, attraverso una fitta organizzazione nazionale da dove è venuta fuori solamente una minima parte dell’intero sistema che si ramifica ancora oggi fin nei Paesi del vicino nord dell’Africa, e dove il controllo dell’immigrazione clandestina si svolge direttamente alla partenza nelle coste libiche e di cui stanno indagando a fondo e da qualche tempo i pm siracusani, anche attraverso degli infiltrati. Molti migranti, una volta sbarcati, hanno il percorso già organizzato dai mediatori prima contattati che si trovano in Sicilia per raggiungere i congiunti nelle località europee richieste all’atto della partenza dalla Libia: alta Italia, Germania, Francia o altrove.
Concetto Alota