Minacce a impresario di pompe funebri: Pandolfo rigetta le accuse
Si è avvalso della facoltà di non rispondere Innocenzio Pandolfo, il sortinese coinvolto nell’inchiesta della Procura distrettuale antimafia per le minacce e le pressioni ai danni di un impresario di pompe funebri siracusano, che voleva avviare l’attività anche nel comune di Sortino. Pandolfo, che è assistito dall’avvocato Junio Celesti, è comparso davanti al gip del tribunale etneo, Stefano Montoneri, al quale ha, comunque, rilasciato dichiarazioni spontanee. L’indagato, cui è stata notificata l’ordinanza di custodia cautelare nel carcere di Rossano Calabro in provincia di Cosenza, dove si trova detenuto per altre vicende, ha sostanzialmente rigettato ogni addebito sostenendo di non avere avuto alcun contatto con gli altri indagati e che di questa vicenda non sa proprio nulla perché nel periodo oggetto delle indagini si trovava detenuto nell’istituto di pena di Augusta, e non avrebbe avuto, quindi, la possibilità di impartire ordini di alcun genere men che meno di fare impedire all’imprenditore di aprire a Sortino una filiale dell’agenzia di servizi funebri.
Ha protestato la propria innocenza anche il siracusano Johnny Pezzinga, accusato di avere sparato due colpi di fucile a canne mozze contro l’ingresso dell’agenzia di pompe funebri della vittima, sita a due passi da piazza Santa Lucia. L’indagato, assistito dall’avvocato Matilde Lipari, ha risposto alle domande del giudice negando di essere il responsabile dell’attentato avvenuto la notte del 27 giugno 2020. Ha anche sostenuto di non avere mai conosciuto tutti gli altri indagati e di essere, quindi, all’oscuro dei fatti oggetto della contestazione. Il legale difensore ha annunciato di ricorrere al tribunale del riesame per l’annullamento della misura cautelare.