Morte del maresciallo Gioia: la famiglia nomina due consulenti
La famiglia del maresciallo dei carabinieri Licia Gioia continua a chiedere chiarezza rispetto all’esito della perizia disposta dal gip del tribunale aretuseo, Carmen Scapellato. Rigetta l’ipotesi del suicidio della propria figlia, come emergerebbe dalla tesa dei prof. Domenico Compagnini e Alessio Plebe e l’ausiliario, perito industriale Santi Gatti, e per tale motivo ha dato incarico a due consulenti tecnici di parte.
La nomina è stata conferita al dott. Giuseppe Bulla, per quanto riguarda l’aspetto medico legale, e al generale Giovanni Lombardi, già comandante dei carabinieri del Ris di Messina, esperto in traiettorie balistiche. “La famiglia del sottufficiale – afferma l’avv. Aldo Ganci – nutre perplessità sull’esito della consulenza disposta dal giudice e vuole approfondire alcuni aspetti che quella consulenza non ha affatto chiarito”. Il riferimento del penalista è concentrato sul secondo colpo di pistola che a giudizio del medico legale, Francesco Coco, nominato dal pm Marco Di Mauro, avrebbe modalità e tempistica differenti da quelli sostenuti dal marito del maresciallo, unico testimone di quell’evento avvenuto la sera del 28 febbraio.
Per il medico legale, infatti, il secondo sparo non sarebbe avvenuto nell’immediatezza del primo “in quanto la lesione alla coscia non è vitale ed è stata prodotta su paziente già morta. Comunque, pur nella difficoltà a stabilire con precisione il lasso di tempo trascorso tra il primo e il secondo colpo, ritengo, con buona ragionevolezza logica e scientifica che certamente sono trascorsi non meno di 10, 15, 20 secondi prima che si bloccasse il circolo o che questo fosse insufficiente”.