Morte di una danese: l’autopsia chiarirà le cause
Potrebbe essere stata colta da malore e, nel tentativo di trascinarsi fuori dall’abitazione, essere precipitata dalle scale di casa, la donna il cui cadavere è stato rinvenuto nel giorno di Pasqua in un appartamento di via del Mercato, in Ortigia. La morte accidentale è la pista privilegiata ma non l’unica perché gli inquirenti non escludono altre cause per sciogliere definitivamente quello che è definito il giallo di Pasqua.
La vittima, una danese di 56 anni, risiedeva a Siracusa, dove era giunta qualche anno prima da turista ed essersi innamorata del centro storico.
Sono stati i carabinieri della stazione di Ortigia a recarsi nella tarda mattinata di domenica nell’abitazione della vittima su segnalazione dei parenti che l’attendevano per il giorno di Pasqua a Firenze, dove vive anche la madre, preoccupati per l’assenza di notizie della congiunta. Quando sono arrivati nella piccola abitazione, che si trova a fianco del tempio di Apollo, i militari dell’arma hanno bussato invano senza avere alcuna risposta. Hanno dovuto, quindi, fare intervenire i vigili del fuoco per forzare la porta ed entrare nell’immobile dove hanno trovato il corpo privo di vita della malcapitata, riverso sul pavimento. Il volto presentava delle tumefazioni e una profonda ferita al capo da dove ha perso molto sangue, la cui scia è stata rilevata lungo le scale.
Sarà l’autopsia, disposta dalla Procura di Siracusa, che sul caso ha aperto un’inchiesta, a stabilire le cause del decesso della donna danese, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, soffrisse di crisi neurologiche che potrebbero essersi manifestate nel momento in cui avrebbe tentato di scendere le scale per chiedere aiuto. Gli inquirenti, però, non escludono altre ipotesi, partendo dal fatto che la porta di casa fosse chiusa dall’esterno. I vicini di casa e i conoscenti della donna sono stati sentiti a lungo dagli investigatori per ricostruire le sue ultime ore di vita. Gli investigatori hanno acquisito tutti i filmati tratti dalle telecamere di videosorveglianza, presenti nella zona per ricostruire i suoi movimenti ed escludere l’ipotesi che qualche malintenzionato possa averla avvicinata per poi aggredirla.