Inchiesta porto di Augusta, spuntano altre vicende che aggraverebbero la posizione di alcuni degli indagati eccellenti
Augusta. Si è insediato nei giorni scorsi il nuovo commissario dell’Autorità portuale di Augusta, che ha sostituito Alberto Cozzo coinvolto nelle indagini dei Pm potentini. È il capitano di vascello Antonio Donato, attuale comandante della Capitaneria di porto megarese che assume così il doppio incarico, mentre si allarga a macchia d’olio l’indagine della procura potentina, dove continuano speditamente gli interrogatori nel Palazzo di Giustizia di persone a vario titolo sulla vicenda della “cricca del porto” di Augusta, da parte dei Pm della Procura di Potenza Francesco Basentini e Laura Triassi, nell’ambito del filone “siciliano” dell’inchiesta del centro olii di Viaggiano; troncone dell’indagine rimasto aperto e che starebbe svelando dei retroscena inediti. Nei giorni scorsi sono stati ascoltati, come persone informate sui fatti, il capitano di fregata Maurizio Loi, l’imprenditore Roberto Bramanti, l’ex capo di gabinetto del ministero dello Sviluppo Economico, Vito Cozzoli, e l’ex segretario generale della Fondazione Italianieuropei, Andrea Peruzy. Gli “inviti” dei Pm tendono a far luce sulle attività e sui diversi fatti e vicende della “cricca”, con in testa l’imprenditore Gianluca Gemelli, nell’ambito della rada di Augusta, dove – secondo i Pm potentini – “…il gruppo” voleva stoccare il petrolio proveniente dalla Basilicata e impiantare un business milionario nel porto megarese attraverso una serie di operazioni dove sono coinvolti a vario titolo una ventina di persone, e non solo. Avendo fatto il mio dovere mi sono reso conto di aver dato fastidio a qualcuno”. E’ quanto ha affermato nei giorni scorsi l’ex capo di Gabinetto del ministero dello Sviluppo economico, Vito Cozzoli, dopo essere stato sentito dai Pm di Potenza Ma la squadra mobile di Potenza quadra il cerchio su alcuni punti cardini. “Legalità un investimento per l’Italia e l’Europa”. È il titolo del convegno organizzato dalla Camera di Commercio presieduta da Ivan Lo Bello, che si è tenuta il 19 giugno 2015. La platea è di livello superiore, procuratori, alti magistrati, vertici nazionali di polizia e militari, l’associazione magistrati, oltre alla senatrice catanese Anna Finocchiaro. E alla vigilia dell’evento c’è chi evoca “… gli anti… quelli della legalità, quelli del convegno sulla legalità”. Ma Alberto Cozzo, al tempo commissario dell’Autorità portuale di Augusta, intercettato il giorno prima mentre parla con Alfredo Leto, imprenditore. Entrambi sono indagati nel filone siciliano dell’inchiesta di Potenza. Come Gianluca Gemelli, che si mobilita. “Ma vieni al convegno di Ivan? Poi vieni anche alla cena? “, gli chiede il cugino Luca. E lui risponde: “Sono qui solo per il convegno di Ivan, non per altro… ma perché, no perché (…) gioia non lo so, poi vediamo, cioè ci sono tutti i miei amici di Roma che stanno calando, mi stanno rompendo i c… “. E secondo la Squadra mobile di Potenza: “Quando Cozzo fa riferimento a “gli anti…quelli del convegno sulla legalità”, farebbe evidentemente riferimento a Lo Bello Ivanhoe, Colicchi Nicola, Paolo Quinto, e gli altri soggetti facenti parte del solito gruppo (quartierino), che realmente avevano preso parte al convegno”. Nessun reato, ci mancherebbe. Tanto più che l’evento è stato un successone. Ma sarebbe, secondo gli inquirenti, anche la visione modello del rapporto borderline fra la “combriccola” e “quelli della legalità”. Una zona grigia fra timori e legami, fra odio e intrecci. È ormai celeberrima l’intercettazione di Gemelli: “Ah… minchia… antimafia (…) quelli che utilizzano i cognomi dei martiri per fare carriera, fanno ancora più schifo degli altri… l’ho sempre dichiarato, lei, la Borsellino, questa è gente che proprio andrebbe eliminata…”.
È il giudizio della cricca sull’antimafia vera. Poi c’è Claudio Fava, un nemico da contrastare. Soprattutto quando c’è in gioco la riconferma di Cozzo al vertice dell’Autorità portuale e il deputato di Sel presenta un’interrogazione al ministro Graziano Delrio su appalti e incarichi sospetti. Il 7 maggio 2015, secondo la ricostuzione degli investigatori, Cozzo contatta Gemelli «comunicandogli che (…) Ivan Lo Bello (…) gli aveva comunicato che avrebbe lui stesso incontrato l’On. Fava, per dissuaderlo dalla volontà di fare interpellanze parlamentari che lo riguardassero». E non solo. “Cozzo – si legge nell’informativa – avvisava Colicchi che anche Ivan (…) avrebbe già inviato un “sms” a “Porta Pia” (sede del ministero dei Trasporti), più che altro in relazione all’interrogazione dell’on. Fava, proprio per smentirne il contenuto”.
Ma ora l’ex commissario dell’Autorità portuale megarese, Alfredo Cozzo, deve fare i conti con le indagini della procura di Potenza, nell’ambito del filone siciliano dell’inchiesta che riguarda il porto di Augusta. Il reato ipotizzato, turbata libertà del contraente nella procedura di rilascio di una concessione demaniale, ma anche su alcuni rapporti di lavoro formati con alcune società operanti nella rada megarese; così come ad alcuni profili, su cui indagano gli inquirenti, dove insistono i potenziali conflitti d’interesse. Cozzo, secondo alcune indiscrezioni sul fascicolo d’inchiesta dei Pm di Potenza, sarebbe stato avvocato fiduciario dell’Isia global service, società diretta dall’imprenditore Alfredo Leto e proprietaria per il 91 per cento di Alfa Tanko, che si trova coinvolta nell’indagine lucana, perché sarebbe riferibile a Gianluca Gemelli, in qualità di suo presunto socio occulto. Attraverso la società, Alfa Tanko, nell’ipotesi accusatoria dei Pm, Gianluca Gemelli, avrebbe ambito alla conquista del pontile consortile nella rada di Augusta per destinarlo al carico e allo scarico di petroli e idrocarburi, contrastando gli interessi della Decal Mediterraneo dei fratelli Fazio, dove, secondo i magistrati che indagano, il commissario Cozzo avrebbe svolto un ruolo d’ostacolo al rilascio della relativa concessione demaniale, turbando così la libertà del contraente.
Ma in ordine di tempo, l’ultimo ad essere interrogato dai Pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza per due ore filate di domande e risposte sugli affari del petrolio nel porto di Augusta è stato Ivan Lo Bello. Indagato nell’ambito del «filone siciliano», il vicepresidente educational di Confindustria, è stato ascoltato dai Pm di Potenza che coordinano l’inchiesta. L’interrogatorio è stato secretato e al termine Lo Bello e i suoi avvocati hanno osservato il silenzio stampa.
«E’ sereno?» gli avevano chiesto i cronisti al l’ingresso nel Palazzo di giustizia di Potenza, nel pomeriggio intorno alle ore 16. «Serenissimo», la sua risposta. Interrogatorio che è durato fino alle 18.30 perché negli uffici della Procura della Repubblica di Potenza i magistrati hanno ascoltato a lungo anche il contrammiraglio Giuseppe Berutti Bergotto (persona informata sui fatti). Terminato il secondo colloquio della giornata (il primo aveva riguardato un’altra persona informata sui fatti, il manager Fabrizio Vinaccia), i pm Francesco Basentini e Laura Triassi, insieme al capo della Mobile potentina, Carlo Pagano, hanno iniziato a fare le domande di rito a Ivan Lo Bello.
Inquirenti e investigatori, cercano di far luce sul ruolo avuto dall’ex vicepresidente di Confindustria all’interno del «quartierino» – di cui è indagato anche Gianluca Gemelli, ex compagno dell’ex Ministra Federica Guidi. Secondo i Pm di Potenza, Lo Bello avrebbe fatto pressioni sul Ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio (ascoltato il giorno prima a Roma, nella sede della Direzione Nazionale Antimafia che sta coordinando fin dall’inizio questa scomoda inchiesta, come persona informata sui fatti), per la conferma di Alberto Cozzo a commissario straordinario del porto di Augusta. Delrio ha ripetuto ai Pm di aver deciso da solo e di non aver subito alcuna pressione. «Stimo troppo il ministro Delrio – aveva detto ieri sera Ivan Lo Bello – ma non mi sono inventato nulla. Non ho sponsorizzato nomine e non ho neanche parlato di decreti stracciati». E dopo l’interrogatorio di oggi, nelle prossime ore, lo staff legale di Lo Bello deciderà se presentare anche una memoria. Ma nell’inchiesta di Potenza e specie nel filone siciliano, sarebbero intervenuti fuori sacco delle circostanze inedite e su diversi fronti; ed ecco perché dell’interrogatorio di Lo Bello sarebbe stato secretato, così come come quello di Gianluca Gemelli.
Concetto Alota
Poveri noi! Qua senza pene severe per questi reati non si va da nessuna parte. Non se ne uscirà più. Siamo stufi! Tutti complici e ladri.