Cultura

Noto, “Antologica 1958-2017”. L’arte di Enzo Indaco

Una personale di alto valore storiografico. “Antologica 1958-2017” di Enzo Indaco è stata inaugurata sabato scorso, 16 dicembre, al Convitto delle Arti Noto Museum. La mostra, curata da Ornella Fazzina in collaborazione con Carmela Cirinnà, è organizzata da “NotArte artisti associati Studio Barnum Contemporary” di Vincenzo Medica, con il coordinamento di Paolo Greco e il patrocinio del Comune di Noto.

“Il Maestro Indaco riassume l’essenza della sicilianità che travalica i confini della nostra terra rivolgendosi con sguardo sicuro ad un orizzonte internazionale – dichiara il Sindaco Corrado Bonfanti-. Questa mostra è un’ulteriore occasione di stimolo e di passione della Città, non a caso nel momento in cui concorre al titolo di Capitale della Cultura 2020, come capofila del distretto Sudest, un esempio significativo della trama che lega tra loro le realtà del Val di Noto in esportazione della tradizione culturale millenaria e d’avanguardia che è nostra precisa responsabilità raccontare al mondo”.

La personale di Indaco è un’accurata selezione di opere pittoriche, documentata da reportage fotografici e scritti critici relativi a un sessantennio di straordinaria attività del celebre artista di Paternò. Al vernissage, oltre ai saluti di benvenuto del sindaco di Noto Corrado Bonfanti e dell’assessore alla Cultura Frankie Terranova, sono intervenuti Ornella Fazzina, critico d’arte e docente all’Accademia di Belle Arti di Catania, e Carmela Cirinnà, professoressa al Liceo Artistico e all’Accademia di Belle Arti di Noto.

Enzo Indaco attualmente vive e lavora tra Catania e Taormina. Il suo è un percorso artistico lungo e intenso: a cavallo tra gli anni ’50 e i ’60 è tra i precursori della Land Art in Italia; all’inizio dei ’70 esplora il mondo della pittura utilizzando esplosioni di colori caldi tipici dei paesaggi isolani. Di seguito il picchettìo dei pennelli, il punteggio delicato, l’uso dei pastelli e il figurativo morbido attraversano la sua creatività: siamo negli anni ’80 e Indaco è già indiscusso protagonista durante la Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma, in alcune importanti edizioni della Biennale di Venezia, all'”International Art” di Basilea e al “73 Art” di New York. Negli anni ’90 l’apparente stasi dell’artista rappresenta un momento di grande riflessione, che va a sfociare all’inizio del nuovo millennio nel recupero del culto mitologico e rituale della terra siciliana.

Ecco come Ornella Fazzina descrive l’introspezione del più recente e penetrante rapporto di Enzo Indaco con la sua arte: «Lo scorrere impetuoso della vita egli lo esprime attraverso il suo agire. Ed è così che affronta la tela, grande o piccola che sia, trasferendo energicamente un suo vissuto, un’impressione, una suggestione, uno stato d’animo che si traducono in una tempesta cromatica e formale che sembra obbedire al gesto dell’artista il quale dà vita a paesaggi siciliani, dimostrando come nell’approccio con la creazione pittorica, l’amore per la sua terra, per la sua luce, per l’Etna è totale e viscerale».

Un’idea assoluta di comunicazione artistica profonda con se stesso e verso l’altro da sé, che Carmela Cirinnà coglie attentamente: «I lavori si collocano come un mondo ideale di fronte ad un mondo reale: lo trascendono, lo purificano, lo ricreano mitizzandolo e rendendolo perciò più certo. La pittura è densa di richiami e di suggestioni dove la luce è così carica di significato e così concentrata di sentimento da risultare sempre insostituibile. Mediante l’intensità allucinata delle immagini, Enzo Indaco tenta di giungere a contatto con l’anima e mediante questa esprimere il mistero dei suoi legami con il mondo».

“Antologica 1958-2017” ha dato modo, inoltre, agli studenti del Liceo Artistico “Matteo Raeli” di Noto, sotto la supervisione della docente di pittura Carmela Cirinnà, di occuparsi di un laboratorio che, nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro, li ha visti coinvolti nella ri-realizzazione e interpretazione di alcune opere di Arte-ambiente e di Land art che Enzo Indaco propose negli anni ’60 a Roma e a Palermo.

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