Noto, Buccirosso incanta in teatro
Quarto spettacolo al “Tina di Lorenzo”, terzo nel cartellone della stagione classica, ed è un nuovo successo che premia le scelte della Fondazione Teatro e del Direttore Artistico. Martedì sera il sipario si è alzato sull’opera scritta, diretta ed interpretata da Carlo Buccirosso: “Una famiglia quasi perfetta”, con Rosalia Porcaro, Davide Marotta, Tilde De Spirito, Peppe Miale e Fiorella Zullo. Sei attori che hanno tenuto la scena in maniera impeccabile, grazie ad una sceneggiatura che nulla ha lasciato al caso, dal pathos dei colpi di scena alle introspezioni sull’imponderabilità della natura umana, ed un finale sicuramente non scontato che non sveleremo. Teatro di Noto, come sempre, pieno, tra abbonati e spettatori occasionali ma sempre più fedeli, che alla fine dello spettacolo hanno tributato un lungo applauso a Carlo Buccirosso, noto al grande pubblico come attore cinematografico (indimenticata la sua interpretazione di Cirino Pomicino ne “Il divo”, premio Nastro d’Argento come miglior attore non protagonista 2014 nel film “Song’e Napule”) ed anche televisivo. Nell’opera che firma e dirige, interpreta un uomo uscito dal carcere, dove ha scontato 23 anni di pena per uxoricidio, che vuole riprendersi il figlio dato in adozione all’età di sei anni. Per questo ingaggia un’attrice che deve spacciarsi per l’attuale sterile compagna, avallando così il diritto di riavere Pinuccio, e si presenta dall’avvocato che ventitreanni prima aveva assistito la coppia che l’aveva adottato, “la famiglia quasi perfetta” Terracciano. La prima scena si svolge, dunque, nell’elegante studio del legale assistito dal giovane ed agguerrito praticante Bartolini, poi ci sposta, per non lasciarla più, nella casa dei Terracciano, dove tutto si compie. Ma la prima parte della storia si incentra sulla gestione di questi rapporti, non proprio rari, in un Paese come il nostro dove a volte basta un buon avvocato per sovvertire e mortificare il “buon senso” , significativa la frase dell’avvocato, ad un certo punto: “Viviamo in un paese dove non esistono piu i buoni e i cattivi”. Ad un altro aspetto della storia che è invece la situazione di Pinuccio, un giovane uomo di 29 anni, rimasto, però bambino nel corpo a causa del “morbo di matusalemme”. Salvatore Troianello (Carlo Buccirosso) di fronte alla realtà sembra non volerla accettare dando l’impressione che, a quel punto, potrebbe pure lasciare il ragazzo alla famiglia adottiva, che lo ama senza riserve, ma non sarà esattamente così. Il finale, però, lo consegniamo a chi avrà l’opportunità di andarlo a vedere a teatro, ne vale la pena; ma ci resta il quesito: la paternità viene sempre prima dell’adottabilità?