Noto calcio, dopo la sconfitta in Coppa, ora si fa sul serio
Il Noto ha perso sul campo neutro di Gliaca di Piraino contro la Leonfortese, 1-0 il finale, ed abbandona la competizione tricolore per la categoria. Da oggi, però, si fa sul serio. Sono ore febbrili in casa granata, gli annunci di nuovi arrivi si susseguono a ritmi incalzanti, la squadra sta pian piano prendendo forma e domani si ritroverà in campo per iniziare gli allenamenti e preparare la prima partita di campionato a Frattamaggiore, domenica 7 settembre.
Prima di scoprire le ultime novità, fra tutte quella relativa alla direzione tecnica del Usd Noto Calcio 2014-2015, ci soffermiamo sul “pezzo pregiato” di questa campagna acquisti in lotta contro il tempo, ma più volte abbiamo avuto modo di raccontarne le vicissitudini. Giuseppe Rizza, classe 1987, nato e cresciuto a Noto ma già a 14 anni lascia la sua città per diventare un calciatore.
“Iniziai nella “Sport e cultura” e serbo un ricordo indelebile del professore Muscarà e soprattutto dello scomparso professore Tringali, che sempre mi ha sostenuto ed appoggiato, consigliato ed incoraggiato. In realtà all’età di 14 anni dovevo firmare per il Messina, che era in B, con il direttore sportivo Cucinotta – ci racconta Peppe Rizza nella sua Noto-. Partecipai ad un torneo dove c’erano tanti osservatori, con i miei coetanei ma mi chiesero poi di fare una partita anche con quelli più grandi, Due settimane più tardi, era il periodo di Pasqua, mi dissero che dovevo presentarmi a Torino per fare un provino con la Juventus”. Come non immaginare l’enorme emozione che investì l’adolescente Peppino in viaggio per il Piemonte. E pure non tutto andò per il verso giusto e durante gli allenamenti un infortunio alla caviglia lo blocca, rientra in Sicilia. Ma quel poco che aveva fatto era stato notato e per lui c’è un’altra chanche e alla fine la firma. Giuseppe Rizza diventa un calciatore della Juventus, dove fa tutta la trafila, vicendo parecchio, e soprattutto formandosi come calciatore, si diploma anche all’Istituto per Geometri. “Il calcio era il mio gioco, lo facevo in piazza, prendevo un pallone e partivo ovunque ci fosse uno spazio e dei compagni con cui giocare- l’emozione affiora nelle parole di Rizza-. E d’improvviso eccomi in una realtà come Torino, la Juventus, tremavo solo al pensiero. Ed invece con la caparbietà che mi contraddistingue mi sono tolto grandi soddisfazioni. Sono stato spesso chiamato per gli allenamenti con la prima squadra, sono stato convocato al trofeo Tim, e non scorderò mai i tanti e preziosi consigli di Chiellini”. Finita la trafila giovanile, sempre da tesserato bianconero, inizia la sua carriera da calciatore: Juve Stabia, C1, Livorno, B promossi in A, Arezzo, in C anche in queto caso un campionato di alta classifica culminato con i play off. Ancora C con il Pergocrema, dove rimase però solo sei mesi perche a gennaio ritorna a Castellamare dove ottiene la promozione nella serie Cadetta. Torna poi al Pergocrema dove ci sono progetti ambiziosi, una squadra fortissima che vince le prime cinque partite di fila poi a dicembre scoppia la bomba, non ci sono più soldi , tecnico e calciatori restano ugualmente al loro posto ed alla fine salvano la categoria con una giornata di anticipo. Chiusa questa parentesi si apre quella con la Nocerina. Nel primo anno fanno i play off per la B, ma il Latina ha la meglio, il secondo anno è quello dell’arcinoto scandalo tutto italiano della partita con la Salernitana dove la società rossonera ha la sua pagina più brutta. Stagioni ricche di tante cose, fatti, compagni, tecnici che ne hanno segnato il curriculum, ma qual è l’allenatore più importante avuto in questi anni di professionismo: “A livello tecnico Eziolino Capuano avuto a Castellamare di Stabia e Nanu Galderisi ad Arezzo. Ma ricordo come un autentico mental coach, un motivatore incredibile Fontana nella Nocerina”. Nato come attaccante, cresciuto come terzino, la fascia sinistra è la sua casa dove può ricoprire qualsiasi ruolo. “Il mio vero pregio è la determinazione. Non mollo mai. Di contro il mio difetto è che perdo le staffe facilmente, mai però con allenatori e compagni”.
La scelta Noto? “Certo scendere di categoria era l’ultimo dei miei pensieri, e le porte restano aperte. Ma quando ho incontrato questi nuovi dirigenti, ho visto la serietà di un progetto e la determinazione, e nel mondo del calcio se ne vedono pochi. Ci credo e l’ho condiviso”. Com’ è andata a Gliaca di Piraino? “Poteva anche finire zero a zero. Certo la Leonfortese si allena da fine luglio, noi ci siamo praticamente conosciuti ieri ma alla fine ci siamo comportati egregiamente dando il massimo, abbiamo avuto una cosa in più rispetto a loro, la grande voglia di cominciare, di stare su un campo di calcio. I 15 di ieri siamo l’inizio di un gruppo fatto da ragazzi intelligenti, sicuramente ci faremo valere”.
Seppur con le difficoltà di un ritardo su tutti, non indifferente. Messaggio ai tifosi e alla città: “Voglio solo dire di avere pazienza, occorre apprezzare quanto sta facendo il presidente Graziano Zani. Con lui c’è una speranza dove prima c’era il nulla. Lavoro e pazienza questo è il mio pensiero”. E di lavoro ce n’è davvero tanto da fare. Domattina, secondo le ultime notizie, primo allenamento sul campo di Rosolini, potrebbe esserci, se arriva stasera la firma, il nuovo allenatore Fabio Di Sole. Tante le trattative in corso con gli attaccanti Saani, sembrerebbe molto vicino il suo ritorno, Rabbeni, Pignatta, altro ex, Bugatti, Cortese, Di Ruocco, di cui si dice un gran bene, e ancora contatti con Salese, Konè, volti noti, e soprattutto con l’ex capitano Montalto, la vera novità di quest’inizio di settembre.
Emanuela Volcan