Noto, “Cargo” e “Per Ulisse” protagonisti a Documentaria
Al Teatro “Tina di Lorenzo” seconda serata di Documentaria con altre due proiezioni di altissima qualità, il pluripremiato “Cargo” di Vincenzo Mineo e
“Per Ulisse” di Giovanni Cioni, vincitore del 54^ Festival dei Popoli, a Firenze nel dicembre del 2013. Saluti iniziali di Giuseppe Portuesi insieme con Francesco Di Martino, Francesco Valvo e Licia Castoro, del Collettivo artistico FrameOff. Oltre a presentare la serata sono stati introdotti i due workshop che avranno inizio lunedì ed il focus di approfondimento con il quale sarà possibile assistere a dei documentari “fuori rassegna”. Inoltre il Direttore artistico Licia Castoro ha evidenziato il carattere della Rassegna Documentaria Noto, un incontro-confronto libero tra gli autori e il pubblico. Ed infatti già nel primo dibattito tante sono state le curiosità poste al regista, ben lieto di soddisfarle tutte. “A questa vita non ti abitui mai”, dichiara uno degli uomini della petroliera che ospita la troupe di Vincenzo Mineo, ma questa vita sulle navi mercantili è quella che il regista, siciliano di nascita e romano d’adozione, ha voluto raccontare con il suo lavoro, girato nel 2009, protagonista della prima proiezione. Un variegato mondo, quello di una nave cargo, dove ogni singolo elemento ha il proprio importante ruolo, affinchè questa isola in movimento compia il suo viaggio. Ciò che ci racconta Mineo, in viaggio con loro, per venti giorni, è proprio quello che accade in uno dei tanti lunghi viaggi di questi giganti del mare. “Mio padre ha fatto il direttore di macchina di queste navi, per 30 anni, così come mio nonno, per 40 anni. Avevo sempre avuto il desiderio di raccontare questa vita in “isolamento” dell’equipaggio. E non solo perchè si è in mezzo al mare ma anche per i rapporti a bordo; ognuno , tendenzialmente, nei momenti liberi sta per i fatti propri, e quando si sta insieme lo si fa con i connazionali”. Le domande dal pubblico, hanno spaziato sul lavoro specifico del documentarista a quelle più in generale di cosa succede su questo tipo di navi. Un uomo in mezzo al mare che con fatica raggiunge la terra ferma è la scena che irrompe nel buio del Teatro, inizia “Per Ulisse”. Siamo dentro il centro di socializzazione Ponterosso di Firenze, i personaggi del film sono gli stessi ospiti che raccontano il loro viaggio verso casa, o per meglio dire ciò che stanno vivendo dopo il passato da tossicodipendenti, da carcerati o da soggetti con disturbi pschiatrici. Invisibili, che il mondo ha dimenticato e che parenti ed amici magari avrebbero voluto che sparissero veramente. Toccante, vero, con un profondo rapporto tra il regista e i suoi protagonisti che si percepisce chiaramente. Ce lo conferma lo stesso Cioni che al termine del film è salito sul palco per spiegare anche la genesi di questo documentario partito con un semplice invito a fare delle interviste e trasformatosi poi in un viaggio di Ulisse dei giorni nostri, attraverso le testimonianze ma anche ad una “finzione” creata con gli stessi ospiti del Centro chiamati ad interpretare una storia. Spazio anche per delle curiosità squisitamente tecniche, sulla scelta di ripetere delle immagini, come ritornello di una canzone, e sul tipo di fotografia. Sull’importanza della testimonianza del documentario così come dei canali relativi ai finanziamenti di questo cinema, argomento che spesso ricorre all’interno dei dibattiti. Il regista Giovanni Cioni ha poi anche voluto dire: “Voi di FrameOff state facendo un grande lavoro qui a Noto”. La proiezione di “Per Ulisse” è arrivata Noto, e per la prima volta in Sicilia, dopo essere stata a Modena al “Via Emilia Doc Fest”, e che nel mese di Novembre verrà visto dall’altra parte dell’Oceano, a San Francisco, al “Nice Festival” e a Cosenza, al “Viaggio in Italia, Cinema e visioni”.
E come sempre, per concludere, presentata la nuova serata: domenica 16 novembre, terzo giorno di Documentaria 2014, si inizia, ore 19, con “L’albero di Giuda” di Vito Cardaci, che ci racconterà l’arte del tradimento politico perpetrato ai danni della solita Sicilia, dai tempi di Cuffaro per arrivare ai giorni nostri. A narrarlo, però, è un albero, un carrubo posato come prima pietra per la realizzazione di una grande opera. Dopo il dibattito, alle ore 21,15 secondo documentario “Io sono una parte del problema” di Alessandro Aiello, Canecapovolto, indagine su sesso, religione e morte, dove due sono i quesiti da cui partire: e se l’identità non fosse definibile se non come flusso? Qual è il peso reale dell’omofobia interiorizzata nella costruzione della nostra identità? Sarà un’altra serata ricca di spunti per riflessioni sulla nostra società, sull’essere umano, tra vicende d’attualità e quelle strettamente personali.
E.V.