Noto, commemorazione per Lele Scieri alla costante ricerca della verità
Il cortile del Convitto Ragusa ha ospitato, nel sedicesimo anniversario del terribile fatto di cronaca avvenuto all’interno della “Gamerra” di Pisa, la commemorazione per Emanuele Scieri, il giovane avvocato siracusano trovato cadavere ai piedi della torretta dell’asciugatoio dei paracaduti nella caserma dove era giunto per svolgere il servizio di leva tra i parà della “Folgore”. Un anniversario quello appena celebrato che, però, potrebbe essere l’inizio di una nuova fase di questa vicenda mai archiviata nei cuori e nella mente di familiari ed amici, così come invece frettolosamente fatto dagli organi giudiziari chiamati a dare risposte anche all’opinione pubblica. Una morte all’interno di un luogo dello Stato non può rimanere impunita e con troppi punti interrogativi che gettano ombre inquietanti sulla gestione dello stesso. Nessun colpevole, nessuna spiegazione sulla dinamica del fatto, una sola verità: un giovane morto sul cemento di una caserma. “Sedici anni di omissioni e reticenti silenzi – ha scritto il giornalista Aldo Mantineo- che adesso potrebbero finalmente venire squarciati dall’azione della Commissione parlamentare di inchiesta che solo in questi ultimi mesi ha preso corpo a distanza appunto di sedici anni da quella tragica notte di agosto del 1999. E per ricordare Lele, ancora una volta amici ed istituzioni si sono ritrovati al fianco di Isabella Guarino e Francesco Scieri, mamma e fratello di Lele, per l’ormai tradizionale commosso ricordo e, al tempo stesso, per reclamare ancora una volta con determinazione la richiesta di verità e giustizia per una vicenda ancora dai troppi lati oscuri nonostante i quattro diversi procedimenti giudiziari avviati nel tempo ma tutti sin qui risoltisi nel nulla”. La serata, moderata da Costanza Messina e dal fratello di Lele Scieri, Francesco, è stata aperta dagli attori Sabina Pangallo e Salvatore Tringali che hanno letto alcuni passi del racconto inedito “Il ragazzo che cade”, dedicato alla vicenda, dallo scrittore Paolo Di Stefano, accompagnati dalla chitarra di Tino Nastasi, uno dei musicisti che ha partecipato negli anni all’omaggio per Emanuele. Un momento forte e commovente apprezzato dai tanti presenti alla serata che ha poi visto i contributi dei relatori, per primo il Sindaco di Noto, Corrado Bonfanti: “16 lunghi anni ci fanno dire che arrivare alla giustizia non da giustizia; vedere uno Stato che ha mollato prima di raggiungere la verità è amaro. Allora per noi rievocare l’immagine di Lele dovrà continuare anche dopo il lavoro della Commissione d’inchiesta e deve diventare un momento alto e forte di educazione civica; un’occasione in cui il senso della vita e della giustizia sia sempre presente”. Il consigliere comunale Salvo Veneziano ha poi portato la testimonianza dei lavori in aula, richiesti come in tanti altri Comuni per ottenere l’istituzione di questa Commissione: “Quando abbiamo trattato l’argomento, da parte di tutti i colleghi ho visto partecipazione e grande sensibilità. 15 anni fa, lo ribadiamo, si è compiuta una grande ingiustizia ora bisogna avere la verità”. Subito dopo sono intervenuti i due amici di Lele e componenti del Comitato “Giustizia per Lele” Carlo Garozzo e Federica Gallitto con i loro ricordi ben vividi di quei giorni terribili. “Non volevo crederci, accesi la televisione per cercare nelle notizie del televideo, la pagina era la 140; il fatto prendeva forma, la consapevolezza pure e di quei giorni, però, mi martellano le parole del medico legale, il dottore Coco, incaricato dalla famiglia di eseguire l’autopsia. Egli parlò di agonia, di ferite tali che se soccorso poteva essere salvato; come ci si poteva rassegnare davanti a questo e davanti all’assoluta assenza di fatti appurati che descrivessero la dinamica di quanto accaduto. Oggi più che mai – concludeva Carlo Garozzo- io mi rivolgo ai miei amici: siamo e saremo per sempre Emanuele Scieri”. Dal 1999 ad oggi il Comitato non si è mai fermato ma il 2014 è stato foriero di fatti nuovi che hanno spinto ad azioni ancor più forti, come ha spiegato Federica Gallitto: “Dal contatto richiesto ed avuto delle Istituzioni più alte con la famiglia Scieri, la mamma in particolare, alle posizioni forti di diversi Comuni, da Noto a Catania, alle due proposte di legge degli onorevoli Pippo Zappulla e Sofia Amoddio confluite nell’ultimo importante atto che ha preso forma e sostanza solo pochi giorni fa. Ci siamo detti “ora o mai più”, abbiamo così creato, nell’era dei social, il gruppo “Verità e giustizia per Lele Scieri”, che in pochi mesi ha raggiunto quota 6 mila e 92 iscritti. Un posto virtuale che dia però voce alla nostra volontà di ottenere finalmente risposte. E in questo momento non posso non pensare a Corrado Scieri, il papà di Lele, morto 4 anni fa senza aver avuto giustizia per il proprio figlio”. Atteso l’intervento dell’Onorevole Sofia Amoddio: “La parola omertà in questa vicenda è la parola chiave, ma ero scettica perchè negli scorsi altri avevano provato ad ottenere questa Commissione d’Inchiesta; invece così non è stato ed allora voglio sperare che chi 16 anni fa non ha parlato lo faccia oggi, ribaltando il concetto del tempo come negativo. Tempo, che possa giocare in favore della verità; tenacia della famiglia e degli amici di Lele; memoria e ricordo di questo giovane. Le tre parole importanti per riportare a galla l’accaduto e conoscere cosa è veramente successo la sera del 13 agosto del 1999 a Pisa”. Dal pubblico ha poi chiesto di intervenire Vincenzo Belfiore, con la testimonianza diretta di quella notte quando la notizia arrivò a Noto dove il giovane parà aveva tanti amici con cui trascorreva le sue serate estive. “Omertà è antitetico ad onore; i vertici della caserma “Gamerra” hanno disonorato la “Folgore” e con essa tutte quelle onorificenze ottenute per meriti acquisiti sul campo nel corso degli anni. Fin quando la stessa “Folgore” non ridarà onore a se stessa raccontando la verità dovrebbe non esporre tutte le medaglie e le onorificenze. Io chiedo proprio che vengano revocate”. Infine Aldo Mantineo, giornalista che seguì costantemente l’evolversi della vicenda ed autore di due libri sul caso della morte di Lele Scieri. “Il concetto del tempo espresso dall’Onorevole Amoddio, come elemento non a sfavore ma bensì determinante nella ricerca della verità io vorrei anche accostarlo ai luoghi. Nella vita e nella storia personale di Emanuele Scieri purtroppo un luogo continua a restare in silenzio davanti al suo dramma irrisolto, ed è Pisa. Io, proprio dopo aver ricevuto l’invito per questa serata, mi sono sentito in dovere di scrivere al Sindaco perchè anche Pisa possa dedicare uno spazio pubblico alla memoria di Lele, ed uno anche all’interno del sito internet del Comune”. Perchè quanto successo in quella Caserma, in una struttura della Stato, con persone responsabili di quanto accade al suo interno, non può e non deve essere solo un fatto della famiglia e degli amici di Emanuele Scieri. La sua morte è rimasta impunita ma il perdurare del silenzio lo ucciderebbe due volte.
Emanuela Volcan