Noto, gli studenti della Raeli incontrano l’artista afgana Malina Suliman
Incontro fra culture con un unico denominatore la forza della libertà e dei diritti civili attraverso lo straordinario linguaggio dell’arte. Bellissima la lezione di vita che il docente dell’Istituto Matteo Raeli di Noto, Concetto Veneziano, insieme con i docenti del Liceo Artistico ha fortemente voluto ieri, nei locali scolastici per i propri studenti, con l’importante collaborazione del Comune, presente con il proprio Assessore alla Cultura Frankie Terranova, e dell’esperto d’arte e curatore di tantissime mostre importanti Giuseppe Stagnitta. Innanzitutto è stato possibile incontrare la giovanissima artista afgana Malina Suliman, una street artist, che con segni e colori ha messo in discussione uno dei simboli del fondamentalismo islamico: il burqa. A soli 12 anni, fu costretta dalla famiglia a indossare l’indumento costrittivo, quando ancora si sentiva una bambina e il suo unico desiderio era uscire fuori per strada a giocare con i coetanei. Per i suoi studi scelse l’architettura ma quando fece ritorno in patria e i suoi fratelli le vietarono di frequentare corsi fuori casa, perché altrimenti la loro famiglia avrebbe perso il rispetto della società, ha capito che doveva prendere una posizione.Così ha iniziato con i graffiti, senza preoccuparsi troppo della resa finale, perché aveva solo qualche minuto a disposizione e il rischio di essere scoperta e punita con l’acido le impediva di concentrarsi.
Il messaggio era ciò che contava, racchiuso in scheletri rivestiti di burqa, appena abbozzati sulle mura della città. Nelle strade di Kandahar, si potevano, dunque, scorgere i suoi messaggi non troppo velati, contro le restrizioni del regime ma nel 2013, a causa delle minacce di morte, dovette lasciare la sua terra per l’Olanda. I i suoi lavori, oggi, e soprattutto il suo messaggio girano il mondo e in Beyond the Veil – A Decontextualisation, attraverso video, installazioni e audio, l’artista racconta cosa vuol dire vivere una vita dietro il velo e come il burqa, cambiando il contesto e spostandosi dal mondo islamico all’Occidente, sia oggetto di sguardi differenti. Dopo l’incontro con gli studenti del liceo artistico Malina, insieme con i writers Fernando Hernandez Arboleda e il netino Salvatore Muscarà, hanno realizzato un murales nel “giardino delle giuste”, nel contesto del progetto di toponomastica al femminile, sotto gli occhi entusiasti dei ragazzi che prima hanno nutrito la propria anima e poi i loro occhi e i propri desideri ed aspirazioni artistiche.
E. V.