Noto, “L’ospedale Trigona e i dipendenti meritano più attenzione”
Siamo pronti a scommettere che la questione ospedale Trigona sarà tra quelle che i candidati a sindaco alle prossime Amministrative di Noto, brandiranno per far breccia nelle preferenze dell’elettorato. Dipanare una matassa, oggi, che si è andata ad ingrossare ed ingarbugliare nel corso degli anni dove ci sono stati governi isolani diversi, riforme, tagli ed altro, non è sicuramente un’operazione facile. Esistono, però, dei punti inamovibili da cui poter partire per essere in grado di ipotizzare gli scenari che si pongono all’orizzonte del presidio ospedaliero netino. Partiamo da cosa esiste attualmente all’interno della struttura, con la premessa che l’edificio, grande e capiente, non troppo tempo fa ha avuto degli investimenti importanti che avrebbero dovuto farlo decollare e non il contrario come purtroppo sta avvenendo, nei fatti. I reparti presenti ed attivi con posti letto sono: geriatria, ostetricia e ginecologia, pediatria e ortopedia; reparti senza posti letto sono: medicina fisica e riabilitativa; pronto soccorso, anestesia, radiologia, cardiologia e il laboratorio analisi, gli altri servizi presenti.
Il confronto tra spazi e servizi ci fa ben intendere come il Trigona possa essere considerato un involucro pressoché vuoto; potenzialità inespresse a fronte di un’utenza che invece, per numero, avrebbe bisogno di molto di più, o anche semplicemente dei “LEA”: livelli essenziali di assistenza, cioè l’insieme di tutele prestazioni, servizi e attività che i cittadini hanno diritto ad avere dal servizio sanitario nazionale. Nello specifico LEA per gli ospedali comprende: pronto soccorso, ricovero ordinario, esami medici in un giorno e operazioni chirurgiche in un giorno, la lungo-degenza e la riabilitazione. E questo è davvero il minimo che si dovrebbe garantire ma tali indicatori mal si sposano poi con il reale piano di una Sanità Regionale in generale e nell’Azienda siracusana, in particolare.
A parlarcene è un dipendente ospedaliero del Trigona, Adriano Formica, Rsu Fials: “Dai dati numerici e dalle percentuali purtroppo si evince una scarsa attenzione da parte delle Istituzioni Regione e Asp, al personale del comparto già penalizzato da un’organizzazione di lavoro non attenta nel rispetto delle qualifiche in particolar modo al dimensionamento degli infermieri alla presenza di personale adibito all’assistenza alberghiera non qualificato e insufficiente”. Negli anni oltre al depauperamento di servizi c’è stato un lento declino nel numero di infermieri “Non hanno inquadrato il personale ausiliario già formato per l’assistenza alberghiera, non hanno voluto completare tale percorso ai rimanenti ausiliari che a quel periodo della formazione non avevano requisiti per poter partecipare, avendo solo gli anni di servizio”. Sono sottolineature precise che solo chi opera all’interno può testimoniarci. “La mia paura visto la passata storia è quella di riempire ulteriormente il contenitore “ospedale” senza attenzione alle normative vecchie e nuove (orario di lavoro, straordinario, produttività e presenza adeguata anche se pur ai livelli minimi del personale di comparto). Mi auguro un’attenta valutazione sull’organizzazione futura aldilà delle esigenze politiche del momento”. Proprio lo scorso 29 gennaio 2016 con la deliberazione numero 50 la Giunta Crocetta ha approvato la rideterminazione della dotazione organica dell’Azienda Sanitaria Provinciale (A.S.P.) di Siracusa, si aumenta ma non si allinea con le esigenze di un territorio, lasciando ancora dei livelli troppo bassi anche rispetto alle “regioni virtuose”. Un esempio su tutti: in queste ultime, le regioni virtuose, è previsto un operatore addetto al servizio sanitario per 86 cittadini residenti, in Sicilia invece è uno ogni 111. Su questi numeri, i sindacati, hanno spesso sollecitato gli organi competenti cercando di incidere anche su quella conferenza dei Sindaci da cui ci si aspettava molto di più. La realtà, in definitiva e mentre arrivano proposte sui tavoli della direzione (come quella di affiliazione gestionale fra l’Irccs neurolesi “Bonino-Pulejo” e l’ospedale Trigona), preoccupa perché va difeso il diritto alla salute che parte si dalle strutture e dalle strumentazioni ma senza dimenticare che il paziente va assistito e deve esserlo in maniera adeguata. Da anni è come assistere alla caccia alle streghe di medievale memoria: minacce di chiusura, reparti chiusi e riaperti da altre parti. Se il Trigona, anche come presidio unico con Avola, deve restare aperto deve funzionare, i suoi ampi spazi vuoti riempiti di servizi e personale. “Il tavolo di verifica e il comitato permanente per la verifica dell’erogazione del LEA entro il 31 marzo 2016 valuteranno i provvedimenti sulla base di contenimento del costo del personale e il piano di rientro – conclude Formica-. In attesa le Asp possono ricorrere ad assunzioni straordinarie dal 1 gennaio al 31 luglio 2016 prorogabile al 31 ottobre; mentre entro il piano 31 dicembre 2016 sempre le Asp possono indire e concludere entro il 31 dicembre 2017 i concorsi per l’assunzione di personale medico, tecnico ed infermieristico”. Solo un vero aumento dei lavoratori potrà riqualificare l’offerta sanitaria e ridare dignità ed assistenza non solo all’utenza ma anche a chi lavora al Trigona.
Emanuela Volcan