Noto, omicidio del 17enne: l’indagato lunedì davanti al Gip
Compare lunedì davanti al gip del tribunale di Siracusa, il 33enne nomade accusato di avere sparato e ucciso il diciassettenne di Noto, la sera del 30 novembre. L’uomo, che è già noto agli ambienti giudiziari per precedenti legati a reati contro il patrimonio, ha già preferito fare scena muta davanti ai pubblici ministeri Salvatore Grillo e Silvia D’Armento, che ne hanno disposto il fermo di polizia giudiziaria. L’indagato si trova detenuto nella casa circondariale di Cavadonna in attesa di sottoporsi all’udienza di convalida e all’interrogatorio di garanzia davanti al giudice Andrea Migneco.
I carabinieri del nucleo investigativo di Siracusa si stupiscono del muro di omertà eretto dalla comunità dei Caminanti di Noto, attorno a questo fatto di sangue. Anche i genitori di Piopaolo Mirabile, hanno deciso di non collaborare con gli investigatori. L’indagato è stato rintracciato mentre tentava di trovare rifugio in casa di alcuni componenti della comunità nomade netina. I carabinieri hanno, quindi, dovuto aggirare tanti ostacoli per ricostruire la dinamica dell’agguato e l’origine, dovuta a una rissa avvenuta poco prima in un’altra parte della città.
La svolta alle indagini è avvenuta a seguito dei rilievi tecnici, effettuati dai carabinieri che, giunti sul posto poco dopo la sparatoria del 30 novembre, si sono resi conto che la scena del crimine era molto più ampia e complessa di quanto poteva apparire e che non era compatibile con quanto raccontato persino dalla madre e dai familiari della vittima. I carabinieri hanno individuato non solo alcuni bossoli e numerose bottiglie di alcolici, ma anche alcune telecamere che, poco distanti dal luogo dove era stata invece segnalata inizialmente la sparatoria, avevano ripreso tutte le fasi precedenti e successive al fatto di sangue, immortalando il presunto responsabile dell’agguato mentre sparava contro la Fiat 500 su cui viaggiavano Mirabile con il padre.
Dalla visione delle immagini, è emerso che l’obiettivo dell’attentato non era il 17enne, bensì il padre e che il giovane sia stato colpito alla testa per una tragica fatalità. Nella ricostruzione della dinamica dell’agguato, i carabinieri hanno potuto appurare che l’omicidio di via Platone è giunto il culmine di un litigio avvenuto poco prima, alimentato verosimilmente dall’eccessivo abuso di alcolici, tra il padre della vittima e il presunto omicida. Il litigio era avvenuto palla presenza di numerose persone, alcune delle quali, sottoposte a interrogatorio dagli inquirenti, hanno negato di essere stati presenti sul posto. Nei giorni successivi all’omicidio, i carabinieri hanno eseguito perquisizioni e controlli a Noto, nel rione dei Caminanti, trovando numerose armi e sequestrando consistenti somme di denaro in contante. L’indagato è stato rintracciato mentre tentava di trovare rifugio in casa di alcuni componenti della comunità nomade netina.