Ambiente

Noto, piano paesaggistico: Ance sul banco degli imputati

Lo scorso venerdì a Noto l’Associazione Nazionale Costruttori Edili ha presentato le proprie osservazione al Piano Paesaggistico della provincia di Siracusa che non hanno mancato di suscitare perplessità e reazioni da parte dei presenti tra cui la politica, con il Movimento cittadino Passione Civile, e le associazioni ambientaliste,

Noto Ambiente e Natura Sicula. Insieme hanno redatto un comunicato in cui ripercorrendo le fasi dell’incontro e quanto dichiarato si avanzano forti contestazioni sulle posizioni dell’ANCE. A relazionare, tra gli altri il Presidente dell’Osservatorio Regionale del Paesaggi, Buffa, che ha il compito di esaminare i vari Piani Paesaggistici Provinciali. Ed ecco quanto scrivono, a commento della conferenza, Passione Civile, Noto Ambiente e Noto Sicula: “Le osservazioni dell’ANCE mirano ad un obiettivo: rendere il Piano Paesaggistico di Siracusa simile a quello di Ragusa (dove sono state ridotte le aree di tutela) perché, a loro dire, le caratteristiche dei due territori sono comparabili.

Il presupposto su cui l’ANCE basa le sue osservazioni è oggettivamente errato perché non considera che i piani paesaggistici locali si basano sull’osservazione scientifica dei valori paesaggistici, storici e culturali che sono identitari per quella comunità. Come si possono considerare omogenei e comparabili i valori ambientali, storici e culturali, scientificamente rilevati, di due territori diversi anche se viciniori?
Il presupposto dell’ANCE cozza contro la scientificità delle rilevazioni e contro  la storia dei due territori. Le vere intenzioni dell’ANCE balzano agli occhi quando nel loro documento leggiamo: “Si supera “l’intoccabilità” delle attuali perimetrazioni delle aree tutelate di tipo1,2 e 3 previste dal Piano Paesistico e si riconosce ai comuni la possibilità di poter apportare “limitate variazioni”(limitate??? n.d.r.) alle suddette perimetrazioni, nell’aggiornamento dello strumento urbanistico…”.
Tale formulazione è a nostro avviso palesemente illegale. La nostra legislazione stabilisce che i Piani Regolatori devono adeguarsi al Piano Paesaggistico  e non viceversa. Questo principio è un argine contro gli appetiti che, nella redazione dei vari Piani Regolatori, tenterebbero in tutti modi di sacrificare la zone di tutela dei valori di un territorio sull’altare di interessi privati e talvolta, perchè no, criminali.
Su questo punto ci viene una autorevole conferma dal Consiglio di Stato: il supremo Organo di giustizia amministrativa italiana ha ribadito ( Cons.Stato, sez. IV, 29 aprile 2014, n.2222) che il paesaggio – nel nostro Ordinamento – è bene primario e assoluto, la tutela del paesaggio  è quindi prevalente su qualsiasi altro interesse giuridicamente rilevante, sia di carattere pubblico che privato.
Inoltre, il piano paesaggistico costituisce …una valutazione ex ante della tipologia e della incidenza qualitativa degli interventi ammissibili in funzione conservativa degli ambiti reputati meritevoli di tutela per cui i relativi precetti devono essere orientati nel senso di assicurare la conservazione di quei valori che fondano l’identità stessa della nazione – e conclude-. Durante il dibattito è poi emerso chiaramente che l’ANCE, in un periodo in cui non solo le istituzioni ma le popolazioni hanno preso coscienza della improcrastinabilità di applicare il principio di non consumare più suolo, non ha saputo fare nessun salto culturale: non considera la ristrutturazione e il recupero del costruito esistente, né   l’adeguamento antisismico, non  parla di rifare le reti idriche e fognarie, ecc. L’ANCE, senza neanche tentare un’ analisi dell’enorme costruito  esistente e non utilizzato, ha svelato una sola e unica  idea di sviluppo, cementificare. Lo sviluppo armonioso di un territorio deve mirare al ben-essere (con il trattino) di tutta la comunità, e non al benessere (senza trattino) di pochi che non solo consumano la risorsa comune, il territorio, ma lasciano in eredità alle comunità diseconomie: scheletri di cemento abbandonati, capannoni non utilizzati, milioni di vani vuoti, la distruzione del paesaggio, disastri idrogeologici”.

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