Noto, sorprendente Luca Barbareschi in teatro
Alla fine ci siamo chiesti se poi Luca Barbareschi questi segnali d’amore siano stati captati oppure no, in ogni caso dal “Tina Di Lorenzo” si è usciti con una consapevolezza: la grande performance di un attore-musicista-cantante capace di tenere da solo la scena per oltre due ore. Una scena arredata solo da strumenti, fasci di luce che focalizzavano ora su un punto ora su un altro, e cinque musicisti che hanno fatto da mirabile spalla al Barbareschi “tuttofare”. Che esordisce così: “Dolore è parlare, dolore è tacere” e dunque ci si prepara ad entrare in una storia già con dei crismi ben precisi ma che in realtà sorprenderà e non solo per la sofferenza di alcuni momenti ma anche per i divertenti episodi che hanno suscitato applausi e risate a crepapelle. È infatti per festeggiare i primi quarant’anni di carriera che Luca Barbareschi torna in teatro con un one-man show e lo fa per festeggiare i tanti successi avuti nella carriera e per raccontare il percorso artistico e umano che ha contraddistinto la sua vita professionale. Lo fa con le parole dei più grandi autori con i quali ha avuto la fortuna ed il piacere di confrontarsi. Con la saggezza di Shakespeare, con l’ironia pungente di Mamet, con l’entusiasmo visionario di Cervantes, accompagna lo spettatore in un viaggio emotivo sospeso nella magia del gioco teatrale. . Per la vastità dei temi che tocca e affronta ognuno si potrà riconoscere. Questo spettacolo è dedicato a quanti non hanno smesso di cercare nei loro sogni, nei cieli notturni, nelle storie antiche, nelle lunghe attese, nella voglia di fare festa perché la vita è questo strano gioco nel quale tutti ci troviamo a recitare. Lo show è arricchito, come detto, dalla band musicale, con cinque elementi, di Marco Zurzolo, musicista e amico con cui ha condiviso tante avventure artistiche. Alla fine la frase con cui chiude “Cercando segnali d’amore nell’universo”, sua opera e per la regia di Chiara Noschese: “Ogni sera mentendo dico la verità e se recito bene ed arriva la morte magari non mi riconosce e va via”. E magari potessimo farlo tutti!