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Nuove scoperte archeologiche nel sito di Noto antica

Nella Sala degli Specchi di Palazzo Ducezio a Noto sono stati presentati i primi ed importanti risultati degli scavi a Noto Antica, condotti dall’equipe di studio (11 in tutti tra studenti, laureati e dottorandi) dell’Università Federico II di Napoli. Il progetto voluto dalla Soprintendenza di Siracusa e dal Comune di Noto, con la partecipazione dell’Università di Catania e dell’Istituto per la Storia e la Valorizzazione di Noto Antica, è solo alla prima fase ma ha già conseguito delle straordinarie scoperte. Coinvolti in questo primo step, studenti dell’Università di Catania e due classi dell’Istituto Superiore di Noto “Matteo Raeli”. A fare gli onori di casa il Sindaco di Noto Corrado Bonfanti, insieme con la sua Giunta. “Sono orgoglioso di questo progetto che non finisce il 30 ottobre, dopo ben 5 settimane di lavoro, ma che segna un’autentica rinascita per il nostro sito archeologico”. 
Sentimenti intrecciati, pensieri al passato, alle critiche, ma soprattutto al futuro, quelli manifestati dal Primo Cittadino che ha poi passato la parola alla Soprintendente di Siracusa, Rosalba Panvini: “Io sono stata a Noto Antica, nel mio ruolo di guida della Sovrintendenza di Siracusa, nel febbraio del 2016 con l’avvocato Balsamo (Presidente dell’Isvna, n.d.r.) e da lì mi venne l’idea di coinvolgere le Università, sapendo benissimo di poter trovare nel Sindaco la massima collaborazione. Mi sono, dunque, rivolta ai miei amici di Napoli e poi a Catania dove ho la Cattedra di Metodologia della Ricerca Archeologica. In tutti ho trovato grande disponibilità ed oggi possiamo sicuramente dire di aver fatto bene. “Abbiamo messo piede” a Noto Antica e il compito di ogni Sovrintendenza è quella di promuovere ricerca e conoscenza, e se non conosciamo non possiamo tutelare; ponendo delle ottime basi grazie a Noto che si è aperta ad altre Istituzioni”. Un grande messaggio anche ai giovani partecipanti ed un invito ad appassionarsi alla materia archeologica, quello rivolto dalla Sovrintendente Panvini ai presenti in Sala degli Specchi. “Il mestiere dell’archeologo è difficile, faticoso ma è entusiasmante e crea legami; non si impara nelle aule, ma fuori – ha esordito la professoressa Giovanna Greco dell’Università di Napoli-. I risultati di questo lavoro, solo 5 settimane e solo 11 archeologi, sono estremamente interessanti che in prospettiva ci fanno capire quanto può essere lungo e duraturo questo progetto. Allora mi rivolgo soprattutto a voi ragazzi di Noto, invitandovi ad appropriarvi delle vostre radici, della vostra storia che dovete conoscere e tutelare. Noto Antica è un sito stupendo con una diffusione enorme della sua monumentalità”. La parola è poi andata al Dirigente Scolastico del “Matteo Raeli”, Concetto Veneziano. “Abbiamo voluto coinvolgere due indirizzi diversi, il classico e l’artistico, perché è nella mia concezione di base cercare prima ciò che ci unisce piuttosto che ciò che ci separa. Il nostro Istituto è bello ma complesso e debbo dire che ho trovato subito dei docenti, e il numero aumenta sempre più, con la voglia di condividere questo mio modo di intendere la scuola e i suoi obiettivi didattici e di crescita. Nello specifico, per questo progetto, devo ringraziare in particolar modo i professori Michele Romano e Cristina Cataneo autentici propulsori dell’iniziativa e con loro tutti gli insegnanti che sono stati accanto ai ragazzi in questa straordinaria esperienza di alternanza “scuola lavoro”. Abbiamo comprato i dispositivi di sicurezza, perché siamo molto attenti a questi aspetti, e i nostri 40 studenti, ritengo, hanno potuto vivere un’esperienza unica. Noi avremo anche un momento nostro, interno alla scuola, dove i ragazzi rendiconteranno, mentre lunedì prossimo saluteremo i nostri “tutor”. vorrei definirli così perché sono stati per i miei discenti davvero delle guide in tutto e per tutto; spero abbiano instillato in loro la passione per questo lavoro”. E’ stata poi la volta del Presidente dell’Isvna da 48 anni, Francesco Balsamo che ha ricordato la profonda opera messa in atto dalla sua Associazione, fatta nascere proprio per ripristinare decoro, attenzione ma soprattutto sovranità di un sito che addirittura era finito in mano a privati: “Mai si era avuto un momento simile nella storia, almeno recente, della nostra città. E da adesso in poi il processo è irreversibile”. I ringraziamenti da una parte e dall’altra hanno dato più il senso di un vero lavoro di squadra, e di componenti collaborative, che di gratitudine meramente formale. Anche la professoressa Bianca Ferrara che ha guidato la campagna di scavi ha infatti esordito ricordando tutte le persone, gli Enti, le Associazioni coinvolte in queste settimane di studi, per poi passare all’illustrazione dei risultati, con l’ausilio di alcune significative immagini che in breve hanno raccontato tutta l’esperienza sul Monte Alveria. “Abbiamo proceduto per gradi, iniziando con l’individuazione del sito da studiare, un’area marginale che ci ha colpito perché libera da strutture (una serie di terrazze da poter esplorare). Già nel primo saggio abbiamo individuato due muri piuttosto lunghi, quindi ipotizziamo una struttura importante, coperta, con un intonaco molto fine; soltanto questo ci aiuta a capire che pur essendo un’area periferica ci può essere tantissimo da scoprire. La fase di datazione dei reperti ci dirà ancora di più. Abbiamo trovato materiali medievali, monete come quella con i due delfini e la stella, molto famosa. Nel saggio della terrazza più bassa è stato trovato altro materiale, chiodi, ceramiche e così via, tutto anche di epoche molto diverse. Negli ultimi giorni abbiamo anche voluto analizzare anche la terrazza mediana ed anche in questo caso ci sono stati restituiti indizi interessanti, con tracce varie. Insomma il progetto dal punto di vista scientifico assolutamente di valore, così come dal punto di vista umano, che deve assolutamente essere portato avanti nei prossimi anni, anzi io spererei già nei prossimi mesi. Intanto porteremo questi risultati all’interno della nostra Facoltà; ho già affidato, ad esempio, una tesi di laurea sul sito”. Le scoperte sono talmente tante che potrebbero essere oggetto di ulteriori approfondimenti e di confronti tra scienziati da tutto il mondo. “C’è anche da dire che a Siracusa grazie alla Panvini e al museo orsi due vetrine e sei cassetti dedicate a Noto ed altri nei quali poter raccogliere e quindi creare una sistemazione di tutto il materiale – ha aggiunto la professoressa Greco-. Ma io lancio al Sindaco Bonfanti l’invito di creare in città uno spazio laboratoriale che è l’altra faccia del lavoro dell’archeologo”. Stimolo a cui il Sindaco ha prontamente risposto, perché nella prossima primavera con l’apertura del Museo Civico è abbastanza ovvio che ci sarà luogo e professionalità per realizzare tutto ciò: “Anche attraverso le collaborazioni dell’Archeoclub, del Cumo e di numerose professionalità, e faccio appello in questa sede anche alla collaborazione della Soprintendente Panvini, tutto il materiale che si recupererà il prossimo inverno e nei prossimi anni avrà la sua collocazione e ci darà pienamente il senso di un sistema che funziona”.
Emanuela Volcan

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