Le sorti dell’Ias e i risvolti di una storia infinita tra soldi pubblici e i tanti interessi
La direzione generale dell’Irsap con una Deteminazione, a firma dell’ingegnere Gaetano Collura, recante il numero 2 del 7 gennaio 2019 ha ratificato la convenzione per la consegna in concessione degli impianti idrici e fognari e depurativi ubicati all’interno degli attuali agglomerati di propria competenza periferici di Palermo, Brancaccio, Carini, Lercara Friddi, Termini Imerese, al Servizio Idrico Integrato di riferimento.
La Determina, nella buona sostanza, ratifica la convenzione, “che forma parte integrante della determinazione, sottoscritta in data 28/12/2018 con Ati Palermo, Amap Palermo, Consorzio Asi in liquidazione di Palermo, per la consegna in concessione d’uso all’ATO Palermo e contestualmente all’Amap S.p.a. di Palermo, in quanto gestore del S.I.I., degli impianti idrici e fognari e di depurazione ai gestori del Servizio Idrico Integrato degli Ati in attuazione del Decreto Assessoriale prot. 130/Gab del 16/11/2018 avente ad oggetto: il “trasferimento in concessione d’uso degli impianti di acquedotto, fognatura e depurazione, dai Consorzi per le Aree di Sviluppo Industriale ai gestori del Servizio Idrico Integrato, ex art. 172, comma 6 del D. Lgs. 3 aprile 2006, n. 152, e s.m.i.”.
Ma dopo il bubbone scoppiato per la gara ad evidenza pubblica sulla gestione privata messa in atto dalla Regione del depuratore di Priolo Gargallo gestito dall’Ias, la politica siracusana s’interroga sulle apparente due pesi e due misure. Il destino dell’Ias poteva seguire la stessa strada, visto come stanno le cose, rimescolando le vecchie polemiche sulle manovre sospette della modifica dello Statuto sociale in favore degli industriali senza aggravio di costi e con i super poteri per il direttore dell’Impianto che è per Statuto espressione diretta della parte privata, cioè, le industrie del petrochimico. La gestione dei depuratori è un problema lamentato da molti sindaci legato alla mancata transizione dal vecchio al nuovo sistema di gestione del servizio idrico, disattendendo la normativa europea, nazionale e quella regionale; manca una gestione seria ed efficiente per la depurazione. La conduzione privata rischia di far lievitare i prezzi della depurazione e il facile inquinamento per lucrare. Infatti, il depuratore dell’Ias è uno dei casi anomali. I soci privati possono avere il potere di indirizzare a proprio favore le scelte, senza che la parte pubblica possa intervenire, se non denunciare, specie dopo la modifica dello Statuto con la nomina di un super direttore con pieni poteri, con i costi della manutenzione ordinaria, mentre quelli per la straordinaria sono a carico della Regione, cioè, di tutti i cittadini. In Sicilia le assemblee territoriali idriche composte dai sindaci dei Comuni soci, non sono ancora pienamente operative pur avendo il compito per legge di gestire il servizio, per consentire alle Ati la piena operatività.
Ancora una volta l’Ias e la sua storia infinita al centro dell’attenzione politica siracusana. Sul destino del depuratore consortile di Priolo e i mille interessi dei dintorni tra sussurra e grida sarebbero venuti fuori tanti vecchi e nuovi schemi; alla fine, per dipanare la matassa chi di dovere avrebbe deciso per il suicidio assistito dell’Ias, o forse, alla fine della tragedia, per non cambiare nulla. E se le indiscrezioni e il comportamento della Regione Siciliana confermerebbero di volerla eliminare dai propri cespiti, di contro si gioca alla politica del rilancio, considerando che sia l’Asi di Siracusa, proprietario degli impianti, sia l’Irsap, sono enti con finanza derivata dalla Regione Siciliana.
Se i riferimenti sull’Ias sono da sempre alle tragedie siciliane poco chiare e le mire degli industriali di raggiungere il “regalo” degli impianti, anche se ridotti malamente dalla gestione “allegra”, allora occorre ricordare cosa scrive Pirandello: “Se il paradosso e la contraddizione, l’essere tutto e niente, uno e centomila, significa avere più chiaro il senso della vita e della storia, forse la Sicilia, pazza e anomala per antonomasia, assorbe in sé la ricchezza delle più impensabili e sconcertanti verità”. La correlazione è di certo un buon proposito destinato a scomporre le sorti dell’Ias, diretto a non sortire gli esiti sperati, in una terra piena di contraddizioni come la Sicilia, in particolare Siracusa, e i tanti interessi nella zona industriale, che non sfugge a questa logica e cavalca sempre con la volpe sotto l’ascella. Una società consortile, l’Ias, ormai fuori tempo; nata quando serviva per far da polmone di compensazione alla politica, una sorta di rifugio dei peccatori, dove poter “impastare” accordi politici e similari, ma che anche negli ultimi mesi c’è chi sfrutta finanche l’inquinamento dell’ambiente in difesa della gente, indirizzando strali e minacce a ventaglio, giocando con il classico doppio gioco verso l’unico interlocutore, il presidente dell’Ias, Mariagrazia Brandara.
Torna così a spirare ancora una volta il vento di quello che appare come l’ultima battaglia senza feriti di una guerra infinita sul fronte della depurazione delle acque nel polo petrolchimico e della società civile che chiede la verità dei fatti. Ma già nel passato le schermaglie al vetriolo per la gestione dell’Ias tra le industrie e la parte pubblica, riferivano le notizie che giungevano da Palermo non erano, allora come ora, per niente ottimistiche. Il direttore dell’Irsap non era d’accordo di rinnovare al consorzio misto pubblico privato la convenzione in scadenza naturale per continuare a gestire il depuratore di Priolo Gargallo. A favore i sindacati dei lavoratori e buona parte della politica locale e regionale, di proseguire l’avventura intrapresa fin dalla realizzazione dell’impianto, il direttore dell’Irsap in carica sosteneva invece che ci potrebbero essere delle criticità d’ordine giudiziario nel rinnovo della convenzione senza procedere a un bando pubblico per l’appalto del servizio in concessione del depuratore, con clausole chiare e non con l’attuale pasticciaccio di competenze e oneri finanziari che non si capisce a carico di chi sono.
Le accuse si riferiscono ai costi in generale nella gestione della società. E questo mentre un grosso problema si presenta a causa degli impianti rimasti senza la manutenzione necessaria e ammodernati a norma di legge, al fine di eliminare puzza, miasmi, la sicurezza degli impianti e altro. Così come a chi tocca pagare ora le manutenzioni e gli investimenti necessari per rimettere a norma gli impianti secondo la prescrizione della Magistratura. È questa la tesi che i sindacati dei lavoratori hanno sempre denunciato forte e chiaro per le cattive condizioni in cui versano gli impianti, arrivati, a loro dire, al capo linea e che avevano già da anni bisogno di urgenti e costosi investimenti. A vincere è stata sempre la collaudata tattica assenteista e di convenienza.
Ma stavolta la risposta non è bastata. Garantire il buon funzionamento dell’impianto, così come il posto di lavoro agli addetti che sono fortemente preoccupati per questa lotta di potere tra le fazioni in causa. Un vero colpo da maestri della politica, è il silenzio di certa politica che prima ha gestito in maniera garibaldina miliardi di euro, come la realizzazione dell’impianto di deodorizzazione costato 1 milioni e mezzo di euro inaugurato in pompa magna e mai andato in funzione perché il progetto era semplicemente sbagliato e ora pretende “medaglie”. Come dire, chi sapeva e taceva, scusate se abbiamo sperperato i soldi pubblici; politici camaleonti che ora rimangono inerme, zitti, sordi e ciechi di fronte a tanta arroganza, prevaricazione e mala politica contro gli interessi del territorio siracusano.
Stride la facile accusa senza testimoniare con le prove che attengono a fatti che nessuno conosce bene per l’effetto della convenienza silenziosa. Sfruttare la vicenda porta certamente consensi, ma nuoce alla verità dei fatti. Tuttavia, rimangono angoli oscuri da parte di chi si vuole impadronirsi degli impianti dell’Ias, e non della sola gestione si badi bene, a costo zero e magari con un lauto regalo di subentro. Le indiscrezioni riportano gli interessi dei vecchi pretendenti al trono della depurazione industriale e civile che in atto gestisce l’Ias; ma nello stesso tempo i conti di una speculazione in tal senso sono davvero milionari. Insomma, la Regione si vorrebbe liberare di questo “peso morto” da punto di vista economico-politico, ma occorre necessariamente capirne il perché.
Concetto Alota