Omicidio Naima, madre e fratelli si costituiranno parte civile
La madre e i tre fratelli di Naima Zahir, la donna originaria del Marocco, uccisa dal marito a Lentini il 12 marzo a coltellate, si costituiranno parte civile. Saranno assistiti in tutte le fasi processuali dagli avvocati Giuseppe Cristiano e Letizia Grasso, con cui hanno avuto modo di dialogare in questi ultimi giorni. La madre di Naima aveva vissuto per cinque anni in casa con la figlia e con il genero, Massimo Cannone, reo confesso di quell’uccisione. In famiglia mostrano incredulità per quel gesto insano compiuto dal tappezziere lentinese di 45 anni e sono determinati a chiedere giustizia per quella loro congiunta che, anche sul punto di morte, aveva detto di avere sempre amato e rispettato il suo carnefice.
La madre è tornata a Lentini per assistere al funerale di Naima e adesso fa la spola tra Palagonia e Casablanca dove vivono gli altri figli. Resta in carcere, invece, Cannone che è crollato tre giorni dopo il fatto di sangue, dopo un lungo interrogatorio al commissariato di Lentini. Una confessione confermata quattro giorni dopo davanti al gip del tribunale, Andrea Migneco, che ha convalidato il fermo, operato dal procuratore Sabrina Gambino e dal pubblico ministero Gaetano Bono.
I familiari, pur chiusi nel loro silenzio straziato dal dolore, vogliono che sia fatta giustizia per quell’omicidio consumato da chi avrebbe dovuto proteggere Naima. Chiedono se nel gesto di Cannone vi fosse premeditazione e quanto odio abbia riversato in quella mano che impugnava il coltello con cui ha colpito la moglie, stesa inerme sul letto ad ascoltare musica. Vogliono comprendere fino a che punto si sia spinta la sua lucida freddezza nel mettere in scena la finzione del ritrovamento del cadavere ripulendo la scena del crimine con uno straccio e telefonando al figlio per dirgli di ritardare a rientrare a casa perché doveva discutere con la madre. Gli inquirenti, però, non gli hanno creduto e hanno attivato le intercettazioni telefoniche. In una conversazione è emerso chiaramente il progetto di Cannone di volersi allontanare da Lentini da cui è scaturito l’inevitabile fermo prima della sua confessione.