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Operazione “Bugs Bunny”, prime confessioni davanti al Gip

Davanti al gip Andrea Migneco, che li ha sottoposti a interrogatorio di garanzia, hanno ammesso le proprie responsabilità tre delle sette persone coinvolte nell’operazione antidroga denominata “Bugs Bunny”, portata a termine a Rosolini dai carabinieri con il coordinamento del pm Gaetano Bono. Difesi dall’avvocato Junio Celesti, sono comparsi dinanzi al giudice Salvatore Cannata di 50 anni, il cognato Pietro Conte ed il figlio Giuseppe. I tre indagati hanno sostanzialmente confessato gli addebiti e altro non potevano fare visto che a loro carico sono stati raccolti elementi di prova importanti. L’attività di indagine, iniziata nel mese di luglio 2018 a seguito di diversi sequestri di sostanza stupefacente, ha permesso di appurare come Salvatore Cannata Salvatore avesse avviato una collaborazione con i propri più stretti familiari, in particolare la sorella, il cognato e il nipote, per condurre nelle loro rispettive abitazioni un’ampia attività di spaccio di cocaina, avvalendosi anche del rosolinese Giovanni Di Mare, che è assistito dall’avvocato Savarino.

La droga veniva spacciata dall’intera famiglia prevalentemente nell’abitazione di uno degli indagati sita in contrada Perpetua alle porte di Rosolini ad ogni ora del giorno e della notte, e che veniva abilmente occultato e camuffato in modi disparati, come ad esempio all’interno di capsule in plastica che anziché contenere giochi per bambini dissimulavano dosi di stupefacenti.

Gli acquirenti venivano da ogni parte della provincia siracusana, ma anche da quella ragusana, anche più volte al giorno. Nelle prossime ore saranno interrogate anche le altre due donne, mogli dei due Conte, arrestate in flagranza di reato di detenzione di stupefacenti, all’atto del blitz fatto scattare dai carabinieri.

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