Operazione “caporalato a Cassibile”: commissariata l’azienda agricola
La guardia di finanza di Siracusa, ha concluso una incisiva operazione di contrasto al fenomeno del “caporalato” in una delle aree maggiormente tormentate: case Sudan di Cassibile. Nell’ambito di una indagine coordinata dal procuratore capo Francesco Paolo Giordano e diretta dal sostituto procuratore, Tommaso Pagano, la compagnia di Siracusa ha sviluppato un’articolata indagine a contrasto dell’illecito sfruttamento da parte di una azienda agricola di lavoratori extracomunitari e del fenomeno noto come “caporalato”. Le attività investigative sviluppate dalle fiamme gialle aretusee hanno evidenziato come l’azienda, introdotto dall’innovativa disciplina in materia di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro: retribuzioni versate in modo sproporzionato rispetto alla quantità di lavoro prestato; violazione delle normative in materia di lavoro e riposo, sicurezza ed igiene dei posti di lavoro; i lavoratori, il cui stato di bisogno ò emerso chiaramente dalle condizioni abitative di assoluta precarietà e dello stato, quasi sempre, di clandestini, sono stati sottoposti a metodi di sorveglianza non consentiti (videosorveglianza abusiva presso l’azienda e costante presenza del “caporale”, in funzione di sentinella, nei campi). L’azienda per il reclutamento dei lavoratori, che stazionavano nei pressi di Cassibile ed in genere erano privi di permesso di soggiorno, documenti d’identità e dormivano di solito negli immobili abbandonati di contrada marchesa di Cassibile tristemente noti come “case Sudan”, si avvaleva di un “caporale” che li andava a prendere, ammassandoli in un furgone, per portarli nei campi. L’operazione di oggi vede applicata una importante misura prevista dalla legge e cioè la misura cautelare reale della sottoposizione a controllo giudiziario dell’azienda, mediante la nomina di un amministratore giudiziario, al fine di non interrompere l’attività produttiva. È questa la volontà del legislatore che mira ad eliminare le condizioni che avevano determinato lo sfruttamento dei lavoratori ma non a compromettere l’occupazione e il valore economico del complesso aziendale.
Il gip aretuseo Andrea Migneco, condividendo la richiesta formulata dalla Procura inquirente e riconoscendo la sussistenza del reato di cui all’art. 603 bis del c.p., ha disposto il controllo giudiziario dell’azienda e la conseguente nomina di un amministratore giudiziario. I titolari dell’azienda, Sebastiano e Giuseppe Andolina, ed il loro “caporale”, Mohamed Ghazal, sono stati denunciati. Il procuratore capo ha così commentato “Prosegue incessantemente, soprattutto in alcune zone del circondario maggiormente coinvolte a fenomeni di stagionalità, l’attività di contrasto della procura della repubblica con l’ausilio della guardia di finanza verso forme illegali di impiego nelle imprese agricole e di intermediazione come il cosiddetto caporalato che mette in pericolo beni primari della collettività e dell’individuo, come la dignità del lavoro e lo sfruttamento senza scrupoli dei lavoratori retrocessi al rango di pura merce”.