Palermo, pretendevano il pizzo da imprenditore: arestati
Chiedevano il pizzo al titolare del cantiere in cui si stavano eseguendo lavori di ristrutturazione nel popoloso quartiere palermitano della “Vucciria”. I Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria, hanno individuato ed arrestato anche un secondo estorsore.
L’attività aveva preso origine dall’arresto – avvenuto due settimane addietro – di un estorsore sorpreso dai militari delle Fiamme Gialle in flagranza di reato mentre riceveva da un giovane imprenditore la somma di 300 euro a titolo di “messa a posto”, che nel gergo della criminalità di stampo mafioso sta nella possibilità di lavorare relativamente “tranquilli” almeno sino alla successiva ed immancabile richiesta di denaro.
La vittima era stata avvicinata da un 37enne e un 31enne palermitani che gli avevano fatto richieste sempre più insistenti per il pagamento del “pizzo”, alle quali l’imprenditore si era però opposto sporgendo denuncia anche grazie al supporto offertogli da un’associazione anti-racket.
Sulla base di tali circostanze, i Finanzieri del Nucleo PEF di Palermo avevano così avviato le indagini, successivamente alla quali un primo malavitoso, come detto sopra, è stato colto con le mani nel sacco. Gli investigatori sono venuti a conoscenza del fatto che l’arrestato aveva in precedenza “presentato” la vittima ad un suo sodale che, nel tempo, aveva preso parte all’attività criminosa in questione.
Dai riscontri di carattere patrimoniale eseguiti sul conto dei due indagati, è emersa la sproporzione tra i beni posseduti e la loro effettiva capacità economica, con i rispettivi nuclei familiari che negli anni non avevano dichiarato redditi lecitamente acquisiti in grado di giustificare le non poche spese sostenute. Sulla base di tali elementi probatori, oltre all’arresto che il GIP del Tribunale di Palermo ha disposto nei confronti di ambedue i malavitosi (accusati di concorso in estorsione aggravata dal metodo mafioso), la locale Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) a sua volta ha emesso un provvedimento di sequestro patrimoniale d’urgenza che ha interessato beni mobili ed immobili per un valore complessivo stimato in circa 200 mila euro, nel quale è ricompreso anche un noto pub dello stesso quartiere risultato essere proprio nelle disponibilità del secondo arrestato.