Pandemia & Società. Isolamento: l’origine della cattiveria e della bontà nei tanti pregiudizi
Con l’avvento della pandemia provocata dal coronavirus siamo diventati diversi; per certi aspetti molto più cattivi e per altri più buoni e sinceri. E sarebbe fin troppo semplice addebitarlo ai toni infuocati della politica, o ancor più facile dalle mosse del governo Conte e per come siamo confusi e incazzati addossargli anche le colpe della pandemia.
Quello che sicuramente bollerebbero questo governo per i risultati ottenuti come un’azione di buona volontà, lodevole piuttosto che provarne vergogna per quello che non ha fatto. E sarebbe fin troppo facile perché l’origine della cattiveria diffusa dai tanti pregiudizi che sono stati coltivati abilmente dalle forze politiche in eterno conflitto in decenni di storia di una Italia divisa, condizionata, come un Paese in cui alla cultura della socialità e della solidarietà è stata sostituita la cultura pseudo-liberista e da un individualismo sfrenato senza precedenti. La costruzione di un egoismo a tutto si manifesta benissimo nell’agghiacciante serie di comportamenti della politica che dovrebbero stimolare la convivenza tra i cittadini e che invece sono alimentati da una continua contrapposizione sub culturale, razziale e persino antifemminista.
La cattiveria non è né di destra né di sinistra e può diventare fortemente reazionaria seppure a parole come espressione di una società moderna, civile, rigorosa, conscia del suo valore storico, politico e persino sociale, ma siamo frenati dall’orgoglio, dall’individualismo che con il divieto sociale forzato si è trasformato in un nuovo modo di vivere, di pensare, di stare insieme. Viviamo in un presente viziato da contraddizioni che ci sembrano convenientemente dettate dallo svilimento dei valori umani, per significare che forse abbiamo approfittato dell’occasione della diffusione virus per dimostrare la nostra innata cattiveria. Ma questo non ci assolve dal riflettere sul perché stiamo vivendo in condizioni che raggiungono livelli di disorganizzazione in un regime burocratico, caotico, in cui si generano esasperazioni, dove la crudeltà non è soltanto più un fenomeno singolare o comunque limitato a gruppi e ambiti sociali ben individuabili, ma si è generalizzato al peggio, dove non c’è fine.
Questa nuova cattiveria, il disprezzo, i preconcetti sono il risultato di nuove contrapposizioni sociali. Il pubblico rapporto con la Società diventata ormai liquida, senza più lo zoccolo duro dei valori, tende ormai a valutare gli esseri umani sulla base dell’etichetta, prima ancora di capire chi sei; malafede e menzogne vanno di pari passo. Ci sono in realtà tanti giochi nascosti che portano un falso attore alla ribalta della grande carriera, ma chissà perché alla fine questi elementi deformi della società moderna, dopo poco tempo sono scoperti e isolati. Oltre all’opportunità si fiuta, con sempre minore sicurezza, che c’è tutta una filiera di manovre occulte, segnalazioni, scambi di favori, gettoni economici o politici, dietro alla stupefacente apparizione di fugace splendore, che magari non saranno neppure distribuiti e, appunto, spariranno nella loro insignificante esistenza; ma intanto potranno dire di essere attori professionisti nel grande palcoscenico della miserabile condizione in cui si sono relegati: chi approfitta per lucrare sulle mascherine, su medicinali, sul cibo, nella malattia del prossimo; la verità nuda e cruda vuole che occorrerà sempre scoprire nell’invisibile per diventare visibili, mentre chi opera onestamente alla luce del sole, confidando nella propria onesta coscienza è attaccato e combattuto senza un valido motivo, solo per il bisogno del vile mentore. Ponderare le scelte bene prima di affidare agli altri l’amicizia, la fiducia, quella vera, s’intende.
Concetto Alota