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Il Pd e il partito che non c’è nel sogno di una rinascita impossibile

Il proconsole di Renzi in Sicilia, il sottosegretario onorevole Davide Faraone, s’inventa un’anticamera privata della politica siciliana, di primo acchito definita “Cambiamenti”, che a suo dire non è una segreteria politica né un comitato elettorale, e nemmeno un luogo dell’Io, ma lo spazio del Noi, aperto e plurale. Un luogo dove sventolare le bandiere della condivisione e dell’innovazione. Svelato l’arcano: è la nuova sede di Sicilia 2.0 e si trova a Palermo, ma a cosa servirà nello scenario politico di un Pd desolato e falloso, non si capisce.

Si prefigge di dare spazio alla Sicilia che non si rassegna, un bel pensiero nobile ma… Quella che crede nelle idee che possano cancellare i danni arrecati ai siciliani da questa politica consortile e fallimentare con tante belle parole al vento. A suo dire, Faraone, vuole che il suo nuovo giocattolo sia il faro dell’Innovazione in una Sicilia della conservazione dei privilegi della casta, vecchia e stantia, una forza del movimento contro l’immobilismo, ma di che cosa si nutrirà non si è capito, visto che in Sicilia non c’è rimasto ormai “cibo politico” per nessuno. Faraone sogna un luogo aperto a tutti gli uomini di buona volontà on line, stile 5Stelle, dove progettare insieme il nuovo sistema operativo, in una sorgente idee aperta, detta all’inglese, per far funzionare al meglio la Sicilia.

Nel programma di Faraone delle prossime settimane insiste la chiamata a raccolta di 100 innovatori, donne e uomini della cultura, dell’economia, della politica e del sociale che diventeranno mille e insieme costruiremo la terza edizione della Leopolda Sicula, dice Faraone. Ognuno ha il diritto di sognare e i credere come meglio vuole.

Tutto ciò stride con la realtà politica siciliana del Pd che Faraone vuole rilanciare, ma da dove cominciare, non è ancora chiaro.

A Siracusa, per rimanere a casa nostra, il suo Pd fa acqua da tutte le parti. Il governo della città, a guida democratica dal suo nuovo delfino Garozzo, è sceso nel gradimento dei sindaci italiani al 71nesimo posto. Il partito di Renzi e Faraone a Siracusa si è auto-isolato, distrutto, con la fretta dei dilettanti allo sbaraglio dalla politica attiva dell’amministrazione della città di Archimede, dove le varie anime ormai non si contano più, e mentre prima cavalcava la tigre della politica, ora si è ridotto al fallimento totale, all’elemosina in un silenzioso pianto nascosto. La consigliera Simona Princiotta gli dà scacco matto e risponde presentandosi decisa nella sede del Pd siracusano per essere sentita perché accusata di reati politici sommariamente elencati; ma la commissione di garanzia non è in grado di riunirsi, si nasconde dietro il dito dell’assenza ingiustificata. Miseramente non raggiunge il numero legale, in una ridicola condizione lasciando l’intero spazio alla Princiotta che si è presentata puntuale e con tanto di sostenitori. Alla fine vittoriosa.

Il Pd sognato da Faraone è il partito che non c’è. O forse così si vuole forse sentenziare la crisi della segreteria regionale di Raciti, nello stile machiavellico novello? Ma alla fine si scoprono solo fallimenti e la guida sbagliata di un partito che si disintegra nella politica del nulla e dai mille perché. La Sicilia è già difficile da governare normalmente, ma questa è la politica nel deserto del nulla.

Concetto Alota

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