Petrolchimico, ancora puzza. I cittadini: “Con la scusa del coronavirus gli amici delle industrie si stanno scatenando; anche stamattina un dramma”
Fin dalle prime ore del mattino stamane una puzza irrespirabile ha colpito diverse zone dei dintorni del petrolchimico siracusano, comprese alcuni quartieri della parte alta di Siracusa; fatto che i cittadini delle zone colpite denunciano e commentano: “Nel frattempo con la scusa del coronavirus, gli amici delle industrie si stanno scatenando; anche stamattina un dramma”. Difendersi dagli attacchi in un momento in cui molti uomini delle istituzioni sono in buona parte assente a causa del coronavirus.
Inquinano fuorilegge, ma continuano a produrre e ad avvelenare l’ambiente, la vita in generale e gli esseri viventi. In Italia gli impianti che non hanno ancora ricevuto tutte le autorizzazioni, l’Aia, la licenza necessaria per uniformarsi ai principi dettati dalla Comunità europea, e nulla osta vari, sono ancora tanti tra acciaierie, raffinerie, centrali elettriche e altro ancora. Tutti nella posizione in deroga alle direttive comunitarie e che da anni continuano la propria attività senza avere i nulla osta.
I Siti di interesse nazionale (Sin), le aree contaminate più pericolose, che lo Stato dice di voler bonificare a promesse e parole al vento, ci rammentano ogni santo giorno con i morti per cancro che per queste clamorose infrazioni l’Italia è già stata condannata dalla Corte di giustizia europea. Per parecchi impianti, molti dei quali sono considerati molto inquinanti, arriva la grazia attraverso il silenzio dei governi regionali e nazionali, le industrie “sporche” possono continuare a produrre e inquinare regolarmente, mentre le istituzioni locali rispettano il silenzio generale. Ad avvelenare l’ambiente non sono solo gli impianti che non hanno ricevuto l’Aia, ma anche molti tra quelli che solo sulla carta sono in regola. È il caso di alcuni impianti del polo petrolchimico siracusano che sulla carta sono in regola, ma, di fatto, inquinano in maniera garibaldina e senza comunicare l’evento; ad accusare il colpo sono gli abitanti di Augusta, Melilli e Priolo e Siracusa costretti ad assistere inermi alla contaminazione e a respirare aria inquinata. L’unica cosa che possono fare è protestare, e lo fanno anche molto bene.
Una beffa alla luce del sole. Le proteste degli ambientalisti che tutti i giorni scrivono e pubblicano eloquenti denunce con tanto di foto di scarichi con fumo denso senza poter nemmeno segnalare in maniera legale i cattivi odori. Segnalazioni che prendono varie strade e tutte finiscono in un vicolo cieco; nessun provvedimento o diffida, solo proclami a effetto da parte della politica e nulla più.
Anche la minaccia messa in campo dal sindaco di Priolo Pippo Gianni è finita nel nulla nel batter di poche ore per gli aspetti salienti di un sistema giudiziario lento e a tratti silenzioso; anche se i toni erano pesanti con la diffida della chiusura delle attività, anche se la Procura di Siracusa ha inserito i fatto occorsi nei fascicoli d’inchiesta. Infatti, gli impianti hanno continuato come se niente fosse a vomitare puzza e veleni nell’aria. E cosa dire dell’Ias a pochi passi da Priolo e che a tratti rilascia miasmi e una puzza irresistibile nauseabonda; viene, di fatto, applicata la licenza d’inquinare con la scusa di essere un impianto strategico che non può essere fermato. L’Ias è stata da sempre un crocevia d’interessi politici. L’accusa peggiore per la politica siracusana è quella di aver svenduto a suo tempo il depuratore biologico di Priolo Gargallo per nulla al Sistema Montante, che continua a girare, anche se lentamente, ancora oggi con l’abbrivio, come per le navi con il motore a folle e il mare calmo. È davvero un pane amaro da mangiare. Sotto accusa per l’inquinamento è ancora oggi la mancata entrata in funzione dell’impianto di deodorizzazione costato circa un milione di euro e inaugurato nel 2009 in pompa magna dall’allora ministra dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, senza che nessuno ha protestato per i soldi pubblici sprecati, mentre i componenti del management sapevano e tutti tacevano; ma c’è anche la grave questione della mancata copertura delle vasche di accumulo del depuratore Ias, che crea una puzza nauseabonda irresistibile e l’aria irrespirabile che soffoca cittadini e dipendenti. Ma è stata ancor più forte, chiara e decisa la denuncia dell’’ex presidente dell’Ias, Sara Battiato, la quale prima di andare via dichiarava che “l’impianto di deodorizzazione non è mai entrato in funzione perché inadeguato”. Insiste già in tal senso anche l’attenzione della Procura della Repubblica di Siracusa per gli aspetti che riguardano la gestione dell’Ias con l’apertura di un fascicolo tra i tanti in sofferenza in materia ambientale; si tratta del riferimento allo sperpero del denaro pubblico in quando gli impianti sono di proprietà della Regione, almeno di quello che rimane, e della condizione degli impianti collegati direttamente alla sicurezza nel petrolchimico.
Già dal 2008 la Commissione europea ha iniziato nei confronti dell’Italia la procedura d’infrazione, trasformatasi in condanna da parte della Corte di giustizia. La regola è stata invertita: il profitto prima della vita, alla faccia del degrado ambientale, dei danni alla salute e delle sanzioni applicate all’Italia e ai suoi contribuenti.
Gli impianti più inquinati a livello sanitario sono noti. In Sicilia poli petrolchimici sono quelli di Gela, che è stato prima della chiusura fonte di emissioni, come ossidi di zolfo e altri forti inquinanti, quello di Milazzo e il Petrochimico di Priolo; quest’ultimo tra i più inquinanti d’Europa. Le speranze sono ora riposte sulla decisione del Ministro dell’Ambiente Costa che ha annunciato investimenti e controlli più severi. Ma se il buongiorno si vede dal mattino, il silenzio è l’amico del giaguaro. Quelli che mancano sono i controlli con l’effetto della prova per chi inquina. Difficile stabilire chi inquina e chi no in un territorio vasto con tre raffinerie e impianti che trattano prodotti chimici e diversi depuratori che lavorano i reflui industriali e civili che rilasciano nell’aria puzza nauseabonda e miasmi a volontà. La regola chi inquina paga, qui da noi, nell’inferno sulla terra, non si applica.
Concetto Alota