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Petrolchimico: puzza e miasmi avvelenano i residenti ma dai sindaci e dalla politica un colpevole lungo silenzio

Veleni e industria. La puzza e i miasmi notte e giorno sono al limite della sopportazione umana per i residenti dei comuni viciniori del petrolchimico siracusano. Ad Augusta, Melilli, Priolo, Siracusa e i dintorni, i residenti sono al collasso; stanchi delle angherie degli industriali senza scrupoli e di una classe politica che fa il bello e il cattivo tempo, segnando il passo, con un lungo assordante e sospettoso silenzio, che non convince più nessuno della buona fede e volontà d’agire dichiarata.

Si alternano periodi di fetore e miasmi, ma con il prossimo innalzamento delle temperature estive si ripresenta il problema, amplificato dai venti che spirano verso i centri abitati, mai risolto dei miasmi e dell’aria irrespirabile causata dagli scarichi nell’atmosfera fuori controllo, nonostante gli interventi massicci della Procura della Repubblica di Siracusa. La situazione è ormai precipitata a dispetto di proteste, polemiche e denunce, ma, nella maggioranza dei casi, i cittadini non protestano (abulici), anche se sono pronti a parole ad intraprendere un’azione più mirata per smuovere gli enti preposti alla bonifica e all’individuazione degli inquinatori, con relativa chiusura degli stabilimenti che avvelenano l’ambiente e che non sono in regola con le norme di legge che regolano la materia.
Da anni, infatti, si susseguono segnalazioni, esposti, all’Asp, all’Arpa, chiamate ai vigili urbani, ai comuni, alla polizia, ai carabinieri per gli insopportabili odori. Con l’avvicinarsi della bella stagione fetore e puzza, ci accompagneranno più ravvicinati, insieme al caldo afoso, e per gli abitanti della zona industriale saranno lunghe e insonni notti barricati in casa, con le finestre ben chiuse. Ma finora, nessuna amministrazione comunale, men che meno la politica a tutti i livelli, ha seriamente affrontato il problema o provato ad eliminare le cause, costringendo le industrie a controlli mirati. I sindaci, in qualità di autorità sanitaria locale devono farsi carico dell’individuazione, con il coinvolgimento, supporto e intervento, per quanto di competenza, della Regione, dell’Asl, dell’Arpa e di tutte le autorità preposte, a mettere in atto adeguate iniziative, affinché il problema sia definitivamente risolto per tutelare l’ambiente e la vita dei cittadini che vivono e transitano nella zona industriale siracusana, la più inquinata d’Europa. Già da qualche tempo i riflettori sono stati accesi sulla questione denunciando con lettere e proteste l’assurda situazione in cui sono costretti a vivere i residenti nelle vicinanze del petrolchimico. Si tratta di odori, molto percettibili all’olfatto, ma assai meno rilevabili agli strumenti di misura, la concretezza della prova, unitamente alla dimostrazione di un qualsiasi effetto sanitario, spesso e frequentemente non sono presenti. Anche se le norme di legge così definiscono l’inquinamento atmosferico: Ogni modificazione della normale composizione o stato fisico dell’aria atmosferica, dovuta alla presenza nella stessa di una o più sostanze in quantità e con caratteristiche tali da alterare le normali condizioni ambientali e di salubrità dell’aria; da costituire pericolo ovvero pregiudizio diretto o indiretto per la salute dell’uomo; da compromettere le attività ricreative e gli altri usi legittimi dell’ambiente“.

Pur presente nei principi, l’alterazione delle normali condizioni di salubrità dell’aria provocata da emissioni di origine odori-gene non ha avuto una coerente attenzione da parte del legislatore (chissà perché?). Le limitazioni introdotte attraverso le emissioni contenenti sostanze organiche volanti, suddivise in livelli, tengono in scarso conto le caratteristiche odorifere, preferendo utilizzare il criterio di pericolosità basato sul profilo tossicologico. Fatta la legge, trovato l’inganno. Siamo in Italia.

Concetto Alota

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