Politica. Nel “gioco del cerino” il sindaco di Priolo Gianni perde il controllo della maggioranza
Il navigato sindaco pro-tempore di Priolo Pippo Gianni perde la maggioranza in consiglio comunale. Con un documento manoscritto inviato al segretario generale del comune di Priolo, al presidente del consiglio comunale, due consiglieri hanno deciso di aderire al gruppo misto. Sono Franca Marsala e Manuel Pennisi che lasciano il gruppo consiliare, “Siamo Priolo”, per passare armi e bagagli nel gruppo di cui già fanno parte Sebastiano Boscarino, Fabio Castrogiovanni e Simona Di Marco.
La nuova mappa politica del consiglio comunale di Priolo è quindi così composta: sei consiglieri “Siamo Priolo”, due alla Lega, cinque nel gruppo misto e tre all’opposizione.
La cittadina di Priolo Gargallo si è trasformata da qualche anno in un’officina della politica; un teatro all’aperto della violenza politica con un pauroso aumento del consumo di reati a ventaglio e lo scontro violento tra i politicanti come non mai.
Di primo acchito, l’impressione comune vuole che a Pippo Gianni il controllo della situazione politica della sua amministrazione, sia provvisoriamente sospeso in attesa di nuovi arruolati o il ritorno di chi ha lasciato la posizione di combattimento in attesa di buone nuove o di altro, ma in merito al momento nessuno si sbilancia nel raccontare i segreti della politica priolese. Un’amministrazione che deve affrontare un’opposizione che, sulla carta, avrebbe gli stessi consiglieri della maggioranza con tutto ciò che ne deriva nella votazione in aula per i provvedimenti, delibere e scelte politiche.
Del resto per un politico vissuto come Gianni, oggi, la tentazione di raccogliere più frutta delle cassette a disposizione, è forte. È ormai dimostrato che cercare di smontare analiticamente le mosse in politica a circolo chiuso fa il gioco di chi le lancia, di chi accende per primo il famoso cerino, perché mantiene l’attenzione sul quel tema e di solito tutto finisce in un polverone nel quale i cittadini sono gli unici a pagare le conseguenze. Non per niente il termine “maggioranza” indica, nel linguaggio politico, quel numero di eletti, superiore alla metà, che dà la fiducia, nel caso, al Governo della città industriale per antonomasia. In senso più ristretto il termine indica il numero di voti favorevoli che sono necessari per adottare una deliberazione. La perdita della maggioranza significa non avere più i numeri per governare. Sullo sfondo insiste una guerra sotterranea; si parlerebbe di una serie di esposti firmati e anonimi su fatti amministrativi ma anche di tanti aspetti tutti ancora da svelare, o magari sono solo chiacchiere da paese. Insomma, non c’è pace tra gli ulivi. E se la vecchia regola di preparare la guerra per avere la pace è un equilibrio che nei fatti pratici ha sempre funzionato, si tratta di capire fin dove si vuole spingere nel “gioco del cerino” in politica. Il riferimento è a quello che si faceva da ragazzi: un cerino acceso passava rapidamente da una mano all’altra, vinceva chi non si bruciava le dita restando con la fiammella incandescente. Provare per credere.
C.A.