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Priolo, dal primo marzo la fermata generale dell’Isab

Inizierà il primo marzo la fermata generale per la manutenzione degli Impianti Sud della Raffineria Isab di Marina di Melilli. Una notizia accolta e registrata positivamente per aziende, sindacati e lavoratori, in un momento di crisi economica e sociale profonda. La fermata degli impianti riguarderà i lavori di manutenzione degli impianti della Raffineria Isab di proprietà della russa Lukoil ed è stata programmata per quarantasette giorni lavorative (due mesi di calendario), con la suddivisione di sei aree di riferimento generale, dove ciascuna è stata assegnata a un Main Contractor (contraente principale), per un totale di circa un milione e cinquecento mila ore, con un impiego nella media ponderale di duemila cinquecento unità e con punte che arriveranno oltre i tremila. La previsione di spesa per lavori e servizi è di circa centoquattro milioni di euro; il budget per le manutenzioni è di 66 milioni di euro per quello relativo alle attività d’investimento è di 88 milioni di euro. I lavori di manutenzione e nuove costruzioni relativamente agli impianti nord e alla logistica, proseguiranno in maniera regolare con un impiego medio di seicento unità.

Per i vertici dell’Isab gli obiettivi della fermata devono ricevono la garanzia di una marcia affidabile della raffineria e il rilancio degli impianti, mentre per la cronaca la prossima fermata generale è prevista per il 2020. Durante i lavori di manutenzione saranno effettuate delle modifiche al fine di garantire e migliore la sicurezza, nel rispetto dell’ambiente e l’operabilità degli impianti.

Il piano degli appalti e l’intero scopo del lavoro sono stati assegnati secondo uno schema ben congegnato e definito: prefabbricazione e montaggi multidisciplinari e composti in dodici lotti alle aziende: Cestaro Rossi, Sonim, Demont, Sim, Sicilsaldo, Siddem, C.R.I., Alstom Power, Setimpinati, Ansaldo Energia, Demont, mentre i contratti specialistici che riguardano Handling catalizzatori, revisioni macchine, lavori strumentali, lavori su cabine elettriche, controlli non distruttivi e ispezioni, lavori su colonne, alle società Nico, Amarù, Ricoma, Bilfinger, Revisud, Floweserve, Texam, Tertium, Ispeco, Nexta/Xgamma, Sicilservices, Ecworks, Coemi, Comes e la Kock Glitch.

I lavori della fermata generale sono eseguiti in ottemperanza al D. Lgs 81/08 Titolo IV, e gli obiettivi di fermata si rivolgono all’ottenimento di zero infortuni, nessun principio d’incendio, nessuna perdita in fase di avviamento, nessuna esposizione a sostanze tossiche verso gli addetti ai lavori, esprimere al minimo le medicazioni sulla base della ore lavorate, massima conformità nella gestione dei rifiuti e fuori-specifica nelle acque di scarico, infine nessuna emissione per odori molesti o in torcia, già in passato oggetto di denunce e lamentele da parte dei cittadini che abitano nella zona circostante la Raffineria che fu impianta negli Anni Settanta dalla famiglia Garrone a Marina di Melilli.

Durante la fermata ci saranno sette supervisori, undici addetti alla sicurezza e nove operatori STS, oltre ad un medico e due operatori. Inoltre, la direzione dell’Isab ha predisposto la consegna a tutto il personale delle imprese esterne di opuscoli informativi sulle regole della sicurezza, sia in italiano sia in inglese, e dei poster informativi sulle regole d’oro sulla sicurezza da affiggere presso i locali dei cantieri delle imprese, mentre sia agli operai e sia ai tecnici saranno destinati dei kit informativi scaricabili sul sito Isab, con istruzioni per i docenti, presentazione per i lavoratori, filmati sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e utili test d’apprendimento.

Un piano sulla carta davvero ambizioso e completo che segue la linea più volte annunciata dal Gruppo petrolifero che oggi fa capo al colosso russo Lukoil e che ha la capacità di lavorazione nei due impianti di raffinazione, nord e sud all’interno del Petrolchimico siracusano, di circa 320 mila barili al giorno, e lo stoccaggio è di quattro milioni di metri cubi in generale, tra materie prime e prodotti finiti, mentre nei due siti risultano occupati circa mille dipendenti.

Oggi più che mai, su tutta la tematica del Petrolchimico siracusano, occorre agire attraverso un confronto serio e duraturo, come più volte auspicato dai sindacati dei lavoratori, ma soprattutto con una coesione sociale, dove la politica deve fare il proprio dovere fino in fondo, senza mezze parole, cavilli burocratici e strumentalizzazioni di sorta. Il settore della raffinazione europeo è ormai “sotto scopa” già da tanto tempo. Colpa di un mercato sempre più influenzato dal calo dei consumi causato dal contesto economico generale e dalla concorrenza delle nuove raffinerie asiatiche, sempre più competitive grazie agli aiuti statali e ai minori costi di produzione, mentre i loro “leggeri” vincoli per la salvaguardia dell’ambiente fanno davvero la differenza in termini concorrenziali. I cali della produzione nel settore sono ormai da qualche anno in caduta libera, e sono molte le raffinerie italiane che sono vecchie, obsolete e costrette a utilizzare gli impianti al 70% delle capacità produttiva, con il rischio di non reggere i costi di produzione e chiudere le raffinerie, lasciando a casa, secondo una stima dello scorso anno, seimila addetti nella generalità.

Gli impianti di raffinazione in Italia non si sono rinnovati e rimangono allo “scoperto” e sotto i colpi continui della recessione economica galoppante; una condizione che vede proiettato a breve termine lo scenario energetico mondiale favorevole verso le fonti rinnovabili e un aumento del consumo di gas che tende già oggi a occupare il terreno perso dal petrolio. Ma l’errore per le aziende italiane è quello di insistere sulla pretesa, sotto il ricatto dei livelli occupazionali, delle deroghe sulle norme ambientali ritenute a loro dire “troppo vincolanti”, in una visione industriale cieca e a breve termine, da “elemosina”, in cui insistono la contrazione dei diritti e l’abbassamento delle tutele sia individuali, sia collettive, per competere così nel difficile mercato globale.

Una responsabilità squisitamente politica, che vuole mantenere i rapporti con le lobby della chimica e della raffinazione e non riprogettate nel frattempo un nuovo sistema industriale ed energetico al passo con la globalizzazione mondiale, puntando decisamente verso l’energia alternativa e favorendo uno sviluppo che non inquina, risparmiando sia nella bolletta energetica, sia nelle spese della Sanità italiana che si trovano oggi fuori d’ogni rigore economico. Purtuttavia, rimane ancora aperta la bonifica dei siti inquinati, dove quello del triangolo industriale siracusano, denominato “Priolo”, è il più pericoloso d’Italia per la vita umana, oltre ad essere tecnicamente il più complicato da bonificare, specie per la parte a mare dove insistono ancora lì in fondo alle acque della rada di Augusta e sotterrati dappertutto i veleni killer che hanno provocato migliaia di morti e tanto dolore tra le famiglie del quadrilatero industriale Augusta, Priolo, Melilli, Città Giardino, Belvedere e Siracusa.

 

Concetto Alota

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