Priolo Gargallo – Industrie meccaniche siciliane, Vicario scrive al ministro
Il caso delle Industrie meccaniche siciliane e dell’ingiustizia subita dai lavoratori torna sul tavolo del ministro del Lavoro. Il responsabile Ona della Sicilia, Calogero Vicario, ha inviato una lettera accorata per chiedere giustizia.
Vicario ha già incontrato il ministro Andrea Orlando nel novembre 2021. In quell’occasione gli spiegò il dramma dei dipendenti, tra cui c’è anche lui che da quasi due anni ha attivato una protesta pacifica. Non ha più tagliato barba e capelli e continuerà così fino a quando non saranno garantiti i suoi diritti. L’Osservatorio nazionale amianto, attraverso il suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, è al suo fianco e a quello degli altri lavoratori. La Corte di Appello di Catania, ha infatti negato loro il prepensionamento.
“Abbiamo lavorato a stretto braccio con l’amianto – ha scritto Vicario nel ricordare al ministro chi fosse – e fortunatamente siamo ancora in vita, a differenza di tanti nostri colleghi che sono deceduti per tumori amianto correlati.
La mia non è una storia isolata, ma è quella di migliaia e migliaia di lavoratori, che nel tempo hanno ricostruito l’Italia dopo la seconda guerra mondiale, trasformandola in una potenza mondiale e che hanno pagato e pagano il prezzo più alto sulla vita, semplicemente per aver prestato il loro impegno per il bene di tutti.
“Una supplica per riscattare tutte le vittime”
Questa mia lettera, è soprattutto una supplica diretta a lei, e di riflesso anche a tutti gli altri Politici, per riscattare tutte le vittime, sia della Sicilia che di tutta Italia, colpite dall’amianto, molte delle quali sono decedute, non avendo avuto la possibilità di rivolgersi ad alcuna tutela giurisdizionale e, soprattutto, politica.
Quindi, in qualità, prima di tutto di operaio saldatore e meccanico, vittima dell’amianto, e di coordinatore dell’ONA Sicilia, componente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, anche in nome del suo presidente, Avv. Ezio Bonanni, Le rivolgo, ancora una volta, il grido di dolore di tutte le vittime di Italia, delle loro vedove e dei loro orfani, in quanto la questione amianto sia finalmente affrontata e risolta”.
Questi lavoratori vivono sulla loro pelle i ritardi legislativi e tante incongruenze che frenano, per ogni caso, risarcimenti e giustizia.
“Purtroppo, come Lei ben sa, queste problematiche affrontate in sede giudiziaria contro l’INPS e l’INAIL e contro imprese private e pubbliche – ha continuato Calogero Vicario nella missiva – sono sempre terminate con delle sentenze ingiuste e ostative al riconoscimento dei diritti sia di natura previdenziale che di natura risarcitoria a tutte le vittime dirette, e ai loro familiari superstiti, vedove e orfani.
Ritengo, quindi, opportuno e doveroso che l’impegno che Lei ha manifestato nell’incontro del 9 novembre scorso, innanzi alla presenza anche dell’Avv. Ezio Bonanni, abbia la necessità di trovare uno sbocco risolutivo, in modo particolare nella creazione di uno strumento normativo che favorisca la tutela di tutte le vittime dell’amianto in vari settori, sia previdenziale che risarcitorio, al fine di evitare inutili e tortuose peripezie giudiziarie”.
La storia di Calogero Vicario e la sua protesta pacifica
Poi il responsabile Ona Sicilia si sofferma sulla sua battaglia personale: “La informo, come ho fatto durante l’incontro richiamato, che sono già malato alle vie respiratorie, e come tutti i lavoratori che vivono la mia stessa condizione, desidero ricevere la tutela istituzionale che merito. Chiedo la possibilità di poter andare prima in pensione, visto che questo diritto mi era stato riconosciuto dal Tribunale di Siracusa in una lunga e tortuosa battaglia contro l’INPS, per poi vedermi, d’improvviso, privato di tale riconoscimento a fronte di una sentenza della Corte d’Appello di Catania che ha ribaltato le sorti della mia vita.
A distanza di 612 giorni dalla pronuncia di II grado, continuo la mia ribellione pacifica, non tagliando più barba e capelli. Resta viva, nel mio cuore, la speranza, di vedere la vittoria giudiziaria del mio caso e di quello di tanti altri lavoratori con il giudizio in Cassazione che abbiamo incardinato”.
Industrie meccaniche, una vita spesa per il lavoro
“In questo momento della mia vita – ha continuato Vicario amareggiato – e nel pensare ai problemi respiratori che le fibre di amianto hanno causato all’integrità della mia salute, e nel pensare che solo per aver lavorato, al fine di assicurare il pane ed un futuro ai miei figli e alla mia famiglia, mi ritrovo in un baratro oscuro, lasciato solo, senza certezze per il mio futuro.
Penso che non è giusto che nel 2022 ci siano ancora siti contaminati da amianto. E che nessuno faccia niente per attivare le opere di bonifica e di messa in sicurezza. Come non ritengo giusto che tanti lavoratori che hanno prestato servizio a contatto con l’amianto non abbiano nessuna tutela. Nemmeno quella del pensionamento anticipato”.
Il caso delle Industrie meccaniche siciliane
Il caso dei lavoratori delle Industrie meccaniche siciliane è stato più volte al centro della cronaca. I dipendenti hanno protestato per non aver ottenuto il prepensionamento per esposizione all’amianto. In un caso hanno anche portato avanti uno sciopero della fame. Temono di ammalarsi e sono spaventati dopo aver visto tanti colleghi colpiti da patologie asbesto correlate o mesotelioma. Il tumore del mesotelio è causato quasi esclusivamente dall’amianto ed è spesso mortale.
Purtroppo, nonostante si conoscesse la pericolosità del minerale, le aziende hanno continuato ad utilizzarlo fino alla messa al bando con la Legge 257/1992. Legge però ormai obsoleta. La bonifica dalla fibra killer è in forte ritardo e il minerale continua ad essere presente anche in scuole e ospedali. Chi si ammala, inoltre, per ricevere il giusto risarcimento, deve intraprendere percorsi giudiziari difficili e lunghissimi. Anche contro colossi dell’industria italiana.
Il testo per la proposta di riforma esiste già
L’avvocato Bonanni, componente della Commissione ad hoc per elaborare una proposta di riforma, ha presentato un testo. Purtroppo però questo è rimasto nel cassetto. Soltanto il mese scorso è stato rispolverato e, pandemia permettendo, sarà di nuovo preso in considerazione.
Le vittime di amianto non sono affatto rare. Anzi i dati diffusi dall’INAIL, anche con il VII Rapporto ReNaM, sono incompleti. L’avvocato Ezio Bonanni nella sua ultima pubblicazione “Il libro bianco delle morti da amianto in Italia – ed. 2021” ha analizzato il fenomeno. Ha fornito i dati aggiornati ed elaborato tutta una serie di strategie per una soluzione definitiva.