Pulizie al museo Paolo Orsi, operatori preoccupati
Stando così le cose, gli attuali 11 lavoratori che operano all’interno del museo Paolo Orsi con un contratto di appena 9 ore settimanali, si ritroverebbero con un contratti di appena 4 ore settimanali, stante la clausola contrattuale che prevede il passaggio di tutti i lavoratori. Grandissima è la preoccupazione espressa dai lavoratori, che non solo vedono svanire il proprio posto di lavoro, ma di più, vedono un gioiello come il Museo Paolo Orsi che hanno curato fino a ieri, condannato al degrado più assoluto mancando materialmente le ore minime di lavoro per svolgere il servizio di igiene e pulizia non solo dei locali, ma anche delle vetrine.
Dichiarazione di Stefano Gugliotta segr. Filcams CGIL Siracusa: “Già in occasione dell’incontro dell’assessore della Regione Siciliana al Turismo Barbagallo con le OO.SS. la Filcams aveva sollevato la problematica inerente la riduzione dei canoni relativi ai servizi di pulizia del Museo Paolo Orsi; se fino ad oggi il museo ha mantenuto un minimo livello di igiene, è solo grazie alla caparbia volontà dei lavoratori dell’appalto che con abnegazione ne hanno avuto cura. Oggi prendiamo amaramente atto, che ancora una volta la politica regionale è e resta sorda alle vere problematiche sia del lavoro che del turismo in Sicilia . Premesso che la problematica occupazionale è per la Filcams irrinunciabile, non possiamo non stigmatizzare l’assordante silenzio di chi, pur subendo i tagli che vengono dall’assessorato regionale si limita a prenderne solo atto, non preoccupandosi minimamente dei riflessi negativi che il museo produrrà nei confronti del turista in visita. La Filcams CGIL ha espressamente richiesto di ritirare la determina che taglia i servizi di pulizia e procedere con una proroga tecnica in attesa di rimpinguare il budget; in assenza di un chiaro segnale, chiameremo i lavoratori ad un presidio permanente davanti al museo Paolo Orsi per sensibilizzare l’opinione pubblica sullo stato di degrado cui vengono condannati i beni archeologici siciliani con gli irrimediabili riflessi per l’occupazione di 11 famiglie.”