Relazione semestrale Dia: “Con il Covid problemi d’infiltrazione mafiosa”
“E’ ipotizzabile il tentativo delle consorterie di accrescere l’infiltrazione del tessuto economico-produttivo dell’area, cogliendo l’occasione di approfittare della crisi di liquidità di molti imprenditori, originata dalle misure di contenimento rese necessarie dalla pandemia”. Sono queste le preoccupazioni emerse dalla relazione della direzione investigativa antimafia sul fenomeno della criminalità nella provincia di Siracusa. La relazione, depositata in Parlamento, si riferisce al secondo semestre del 2020.
Nel documento è scritto che “In provincia di Siracusa il panorama delle organizzazioni criminali non mostra sostanziali mutamenti delle strutture, degli assetti e delle aree di incidenza. Nonostante le indagini condotte nel tempo abbiano consentito di trarre in arresto esponenti di primo piano dei gruppi criminali, l’operatività delle consorterie non può dirsi sopita”. Tangibili appaiono le influenze di cosa nostra catanese. Il territorio risulta caratterizzato dalla presenza di due macro gruppi di riferimento che spendono la loro influenza in ambiti geografici ben definiti. Nel quadrante nord di Siracusa risulta presente il gruppo Santa Panagia che costituisce una frangia cittadina della ramificata compagine Nardo-Aparo-Trigila, collegata alla famiglia Santapaola Ercolano di cosa nostra catanese.
Nel contesto urbano viene considerato il sodalizio dei Bottaro-Attanasio, legato al clan Cappello di Catania, che per la Dia sarebbe molto attivo nelle estorsioni e nello spaccio di droghe che risulta essere la principale fonte di guadagno per tutte le consorterie. In effetti, gli esponenti di vertice dei clan seguirebbero una logica di spartizione territoriale per gestire in autonome piazze di spaccio stupefacenti forniti prevalentemente dai sodalizi mafiosi etnei”.
Lo scenario delineato è confermato dall’indagine “Demetra”, conclusa il 2 settembre 2020, che ha evidenziato l’operatività nella città di Siracusa di due organizzazioni criminali dedite allo spaccio entrambe con autonomia strutturale e operativa nella gestione delle zone di competenza. Con l’operazione “Varenne”, conclusa il 16 settembre 2020 è emerso che l’approvvigionamento di hashish, marijuana e cocaina destinata alle principali piazze del capoluogo avveniva attraverso organizzazioni palermitane e calabresi, con la mediazione dei catanesi. Significativa è anche la quantità di armi e materie esplodenti sequestrati in particolare gli abitati di Lentini, Carlentini e Augusta
L’operazione “Mondi connessi”, conclusa il 2 dicembre, ha consentito di disarticolare un sodalizio composto da iracheni non stanziali e italiani che, in concorso con cittadini pugliesi, agevolavano l’immigrazione clandestina di connazionali. Il network criminale, costituito da gruppi indipendenti tra loro ma facenti capo a un’unica centrale estera, favoriva dietro compenso lo sbarco di migranti in Italia e il successivo “smistamento” verso altri Paesi europei. Giunti sul territorio nazionale gli stranieri venivano accolti in abitazioni private e dotati della documentazione utile per richiedere il permesso di soggiorno. In conclusione si ritiene che possa proseguire l’espansione sul territorio dell’influenza dei sodalizi mafiosi delle province limitrofe, in particolare da parte di cosa nostra catanese e soprattutto nell’area di Pachino e Portopalo.