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Petrol-gate, Ivan Lo Bello nei prossimi giorni sarà ascoltato dai Pm di Potenza

Ivan Lo Bello ha espresso “pieno fiducia nella magistratura” chiedendo di “essere sentito quanto prima per chiarire ogni cosa”. E’ possibile che già nei prossimi giorni i pubblici ministeri di Potenza decidano di convocarlo, insieme ad altri indagati, per ascoltare la loro versione.

Nell’inchiesta, oltre alla procura di Potenza e diverse procure della Sicilia e del resto d’Italia, fin dall’inizio c’è stato l’interesse della Direzione Nazionale Antimafia. Secondo la procura della Repubblica di Potenza, si tratterrebbe di un’associazione politica-affaristica-imprenditoriale che aveva trovato nell’ex ministro Federica Guidi lo “strumento inconsapevole” dei propri programmi; ma soprattutto, il “quartierino” incontrava membri “dell’associazione” anche il vicepresidente di Confindustria Ivan Lo Bello e Paolo Quinto, capo segreteria del capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro.
Negli atti depositati presso il tribunale del riesame di Potenza, nell’ambito dell’inchiesta sulla cricca del petrolio, insiste l’ipotesi dell’esistenza di “vere e proprie lobby affaristiche dirette ad interferire sull’esercizio delle funzioni di istituzioni, amministrazioni pubbliche e servizi pubblici essenziali di interesse nazionale”. Un gruppo difficile da individuare, così è scritto negli atti raccolti dal procuratore Luigi Gay, l’aggiunto, Francesco Basentini, e il sostituto, Laura Triassi, “per l’appartenenza di alcuni dei sodali a ramificazioni significative delle stesse istituzioni”. I documenti, però, confermerebbero che del “quartierino” faceva parte, come “partecipante”, anche Ivan Lo Bello, assieme a Paolo Quinto, mentre l’ex compagno della Guidi Gianluca Gemelli e Nicola Colicchi, ex rappresentante della Compagnia delle opere, ne erano i presunti “promotori”.
Ci sarebbe un altro elemento che trova conferma negli atti ora resi pubblici, come il gruppo non si sarebbe dedicato solo agli affari relativi al porto di Augusta; all’idea di ottenere l’uso di pontili per trasformare l’area parzialmente militare nel più grande centro di stoccaggio di greggio d’Europa; vicenda che coinvolgerebbe anche l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi. Ai rapporti con la politica, invece, avrebbero pensato in particolare Paolo Quinto e Nicola Colicchi. L’organizzazione avrebbe fatto “leva – si legge negli atti che ricostruiscono l’inchiesta – soprattutto al fine di ottenere nomine di pubblici amministratori compiacenti o corruttibili, sul contributo di conoscenze ed entrature politico-istituzionali acquisite in anni di militanza politica da Quinto e Colicchi”. Tra questi anche Alberto Cozzo, commissario straordinario del porto di Augusta confermato al suo posto dal ministro Graziano Delrio.

Nei “casi limite” quando Quinto e Colicchi “non riuscivano ad attivare per tempo i propri canali ”politici”, Gemelli sarebbe intervenuto assicurando “comunque il risultato sperato” facendo pressioni sulla compagna Federica Guidi, divenuta “inconsapevole strumento di quello che lei stessa non aveva mancato di individuare quale vero e proprio ”clan”, che aveva appunto Gemelli come membro imprescindibile”. Nel complesso, l’organizzazione, “rudimentale” “ha mostrato di essere pernamentemente impegnata in attività con finalità lecite ma perseguite attraverso condotte illecite”. Attraverso il proprio avvocato, Giuseppe Di Noto, Paolo Quinto, ha dichiarato di essere “assolutamente estraneo ai fatti, non ha ricevuto avvisi di garanzia e chiarirà presto la sua posizione”.

C.A.

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