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Sequestro depuratore IAS, Natura Sicula: “Le industrie violano il provvedimento del giudice”

Augusta/Priolo/Melilli. Dopo il sequestro del depuratore IAS da parte del GIP del Tribunale di Siracusa, dove stanno scaricando i fanghi le industrie del petrolchimico? Visto che le aziende non hanno alternative allo smaltimento, la conseguenza del provvedimento della magistratura doveva essere, per forza di cose, la chiusura degli impianti. Questi invece continuano a funzionare, nel silenzio generale di tutti, facendo arrogantemente prevalere, come sempre, il profitto al diritto alla salute, e continuando a conferire i reflui industriali. Ne consegue una chiarissima violazione del provvedimento di sequestro in quanto in esso è ben specificato che “il depuratore dovrà continuare
ad operare solo con riferimento ai reflui c.d. domestici, senza più poter consentire l’immissione dei reflui provenienti dalle grandi aziende del polo industriale”.
Il depuratore IAS, costruito a Marina di Priolo negli anni 80 del Nocevento era destinato alla depurazione dei reflui di Priolo e Melilli, e ai fanghi delle grandi industrie del petrolchimico: Versalis S.p.a., Sonatrach Raffineria Italiana S.r.l., Esso Italiana S.r.l., Sasol Italy S.p.a., Isab S.r.l., Priolo Servizi S.c.p.a.
Il 15 giugno scorso il giudice lo ha sequestrato con l’accusa di aver causato un “disastro ambientale aggravato” dell’aria e del mare, e dichiarandolo totalmente inadeguato al trattamento dei fanghi industriali. Secondo la Procura la gestione del depuratore, avvenuta abusivamente con autorizzazioni non conformi, e avrebbe prodotto fra il 2016 ed il 2020 “l’immissione non consentita in atmosfera di
circa 77 tonnellate all’anno di sostanze nocive (fra cui alcune sostanze cancerogene come il benzene) e di oltre 2500 tonnellate di idrocarburi in mare”. L’avvelenamento, sia chiaro, è ancora in corso.
Di fronte alla gravità di tali accuse appaiono inaccettabili e offensive le parole in difesa del petrolchimico e indifferenti al disastro ambientale di alcuni miserrimi esponenti politici, la cui sopravvivenza è strettamente legata ai voti che riescono a raccattare tra il personale delle industrie.
Blanda la reazione dei cittadini, assuefatti e influenzati come sempre dal ricatto occupazionale.
Ci auguriamo che la magistratura faccia serenamente e fino in fondo il proprio lavoro, difendendoci una volta per tutte da un avvelenamento dell’aria, dell’acqua, del suolo e del sottosuolo che ormai continua indisturbato da 70 anni.
Fabio Morreale

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